È di Montalcino l’uomo che salvò Hemingway

Se il mondo ha potuto leggere e ammirare i libri di Ernest Hemingway, premio Nobel nel 1954 e uno degli scrittori più straordinari del Novecento, il merito va a un coraggioso cittadino di Montalcino. Hemingway, in Italia durante la Prima Guerra Mondiale da volontario della Croce Rossa, la notte dell’8 luglio 1918 fu colpito sul Piave da un colpo di mortaio partito dalle linee austriache. Rimase gravemente ferito, ma non morì, perché un giovane militare italiano gli fece involontariamente da scudo. Quell’uomo (che nel libro “Addio alle armi” si presenta con un nome di fantasia, Passini) dopo cent’anni ha finalmente un’identità, svelata a gennaio sul Washington Post dal biografo McGrath Morris, che ha guidato una ricerca insieme a uno storico italiano, Marino Perissinotto: si chiama Fedele Pietro Angelo Temperini, figlio di Pellegrino Temperini e Zelinda Marconi, nato a Montalcino l’8 febbraio 1892 e partito per la Guerra dal Distretto militare di Siena.

Temperini, dunque, sacrificò la propria vita per salvare lo scrittore americano. Un gesto eroico che ha spinto l’amministrazione comunale di Montalcino ad approfondire la sua biografia, risalendo fino ai suoi discendenti, e a dedicare una giornata (lo scorso 12 luglio) a Temperini e agli altri 330 montalcinesi caduti durante la Grande Guerra, omaggiati con delle lapidi commemorative poste sotto i Loggiati del Sansovino, nel centro storico della città. La cerimonia si è poi conclusa al castello di Poggio alle Mura, luogo natale del “salvatore di Hemingway”.