Biondi Santi: una verticale da scoprire con “Incontri di Vite”

Poter partecipare ad una verticale è sempre un onore e quando si tratta di una degustazione di Brunello di Montalcino diventa un evento davvero eccezionale. E con “Incontri di Vite”, il blog curato da Alessandro Valenti, Luca Maiorano, Giulio Perelli e Stefano Vigneri, possiamo gustare una bella verticale di 2 Brunello annate e 5 Brunello Riserva di Tenuta Greppo Biondi Santi. “Dire Biondi Santi – si legge sul blog – significa dire storia del Brunello di Montalcino. E non lo si dice per la fama del doppio cognome ormai riconosciuto in ogni parte del globo ma perchè materialmente la famiglia Santi e poi Biondi sono gli autori di un grande vino da più di un secolo. Ad iniziare dall’aver coltivato il Brunello, rispetto al più famoso e diffuso Moscardello (sin da circa la metà del 1800) a l’aver selezionato il clone del Sangiovese “BBS11″ (Brunello Biondi Santi, vite n° 11)”.
La degustazione parte con l’assaggio del Brunello annata 2009, vendemmia difficile: “ il naso è ancora chiuso – il commento di “Incontri di Vite” – mentre in bocca ovviamente percepiamo in grande evidenza l’ acidità, il tannino è setoso ed il finale ha una buona persistenza. La seconda annata è la 2008 : il naso questa volta è già più “spigliato” e ci mostra i suoi sentori: sottobosco,frutta matura ed anche del tabacco Kentucky. In bocca è un vino imponente, il tannino è vellutato con un finale ancora fresco, il cui risultato è una beva appagante”.
Passando poi ai Brunello di Montalcino Riserva: “la 2007 – si legge sul blog – ci stupisce e subito capiamo che si tratta di un grande vino. Naso complesso (selvatico, floreale con tendenze balsamiche), spezie scure e china. Sul palato abbiamo la netta sensazione di un vino strutturato, molto elegante, magistralmente prodotto: un vino complesso ma facile da bere. Il quarto Brunello all’assaggio è la Riserva 2006 che, nonostante i suoi quasi 10 anni, ha un naso ancora da sviluppare ma possiamo riconoscere della frutta di bosco, un legame terroso, una bella speziatura ed anche una nota agrumata. Un tannino un po’ verde, un vino più leggero (rispetto al 2007) ma sempre molto godibile per la spiccata freschezza. La 2004 ha un naso accattivante, il nostro preferito: Caffè tostato, note balsamiche, sottobosco, humus ed anche funghi. In bocca è equilibratissimo ma con una spalla acida che ci fa presupporre una longevità quasi infinita, come la persistenza. Il penultimo bicchiere è il 2001: al contrario degli altri vini al naso, è un vino molto orizzontale, mettendo in bella mostra i vari sentori (balsamicità, tabacco, cioccolato, florealità, ferro, coriandolo. L’ intensità è più lenta nel farsi percepire ma col passare dei secondi e dei minuti cresce e la persistenza gusto-olfattiva ne trae un grande vantaggio. Infine la 1997: Al naso è avvolgente, a quasi 20 anni, riconosciamo della confettura di agrumi, spezie dolci ed un “dolce” balsamicità. In bocca risulta morbido, un vino quasi “masticabile” e leggermente meno persistente. Un grande vino, una grande verticale”.