Il Brunello e Montalcino nelle parole di Nobel e letterati

Sarà Vittorio Sgarbi ad animare il venerdì mattina di Benvenuto Brunello 2020. Uno dei più grandi critici d’arte italiani sarà protagonista al Teatro degli Astrusi di Montalcino e c’è sicuramente attesa per ascoltare una delle voci più importanti legate al mondo dell’arte. Vittorio Sgarbi, tra l’altro, aveva dedicato parole importanti per Montalcino in una sua pubblicazione. Nel libro “Dell’Italia. Uomini e luoghi”, (1991), Sgarbi parlava del celebre vento di Montalcino. “Montalcino è Montalcino. (…) e la sua civiltà si espande sul vasto territorio circostante. Per chi si fermi ad ascoltarlo, o ne sia preso mentre cammina per le strade vuote, riprendendo forza, il vento di Montalcino è diverso da ogni altro vento: è come una musica che incita e insieme consola. È un vesto che investe anche le cose, tiene secchi i muri e scolpisce le teste degli uomini, simili alle bellissime statue di Maestro Angelo, di Domenico di Nicolò dei Cori, e di Francesco di Valdambrino, dai volti resi ancor più compatti e lisci dal tempo”. Ma sono davvero tanti i letterati, e pure i Premi Nobel, che hanno parlato della città del Brunello. “Mi tersi con il vin d’Argiano, il quale è buono tanto”, così Giosuè Carducci, Nobel per la Letteratura nel 1906, scriveva all’amica contessa Ersilia Caetani Lovatelli, proprietaria di Argiano. Anche il celebre poeta Gabriele D’Annunzio, nel suo libretto “La Beffa di Buccari”, parla di questo territorio: “Un altro è di Montalcino, alto, svelto e duro come una torre della sua rocca. E stando egli in piedi con una berretta da podestà, scopro dietro di lui la cruda terra senese, vedo lo sfondo della Val d’Orcia mutula e severa, con le sue crete, con le sue rupi, con i suoi cerri”. Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina nel 1986, descrive Montalcino come “una città bellissima e piena di storia”. Un grande nome della cultura italiana come Alfonso Gatto parla di Montalcino come “un paese così antico che suggerisce per la sua pace la notizia del quotidiano e il bisogno dell’essere, è un paese che ha una libertà endemica. È un paese di confidenza e insieme un davanzale per l’apocalisse”. Tornando ai Nobel, Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1997, descrive Montalcino come “una città intatta, inalterata, pulita nelle forme, rimasta nel medioevo. E la Fortezza è il simbolo dell’affascinante storia della città del Brunello”. Un altro Nobel per la Letteratura, Saul Bellow, omaggiò il paesaggio di Montalcino e il Brunello con queste parole: “non ho mai avuto un debole per i panorami, ma la bellezza di una vista tanto ampia penetrò nella corazza della mia anima novecentesca, tanto ostile ai paesaggi … La voglia di Brunello, quella, non passa mai. Il desiderio torna alla stessa velocità con cui si riempie il bicchiere”.