Col d’Orcia, un paradiso bio a Montalcino

Un paradiso a tinte “green”. Anche questa è Montalcino, terra dove le filosofie dei saperi si distinguono ma che finiscono sempre per incontrarsi quando si arriva a pesare la qualità eccezionale che abbraccia queste colline. Col d’Orcia è un’azienda che fa del biologico il suo marchio di fabbrica. Una griffe storica per il Brunello, la Tenuta risale infatti al 1890 e fu guidata dalla famiglia Franceschi di Firenze che decise per il cambio di nome da Fattoria di Sant’Angelo in Colle a Col d’Orcia. Nel 1973 la svolta con il passaggio di proprietà alla famiglia Cinzano: prima con il Conte Alberto Marone Cinzano e poi, dal 1992, con il Conte Francesco Marone Cinzano subentrato al padre. L’azienda entra nel “gotha” del mondo del vino e non solo nel panorama di Montalcino. Un’evoluzione che ha abbracciato il biologico, vero e proprio tratto distintivo di Col d’Orcia che è diventata un modello da seguire. Già, l’azienda bio più grande della Toscana (520 ettari di cui 150 di vigneti) si trova a Montalcino e, cosa ancora più importante, con una qualità altissima che coinvolge non solo il vino ma tanti altri prodotti “Made in Montalcino”. “Il nostro approccio al bio – spiega Francesco Marone Cinzano – è frutto di una evoluzione che è culminata nel 2010 con il processo di certificazione. La filiera corta e il biologico stanno avendo una richiesta importante”.

Nato a Losanna, Francesco Marone Cinzano ha vissuto e lavorato in tutto il mondo con una produzione di vini di qualità avviata anche in Cile. Eppure c’è solo un posto che l’ha convinto a fermarsi: Montalcino. “Ci si abitua mai a questa bellezza? Un turista una volta mi fece questa domanda e io senza pensarci più di un attimo risposi convinto: no, non ti puoi abituare. Qui c’è la campagna più bella del mondo, della bellezza non ci si stanca mai”. Così come per l’amore verso la natura e l’ambiente. Montalcino ha un patrimonio che si chiama biodiversità: Col d’Orcia lo sa bene e l’impegno in questa direzione è costante e attento anche al più piccolo dettaglio. “Dal miele all’olio fino all’allevamento: oltre al biologico guardiamo al biodinamico ma devo dire che a Montalcino c’è una predisposizione unica nei confronti della biodiversità. Sogno una Montalcino tutta bio”, spiega Francesco Marone Cinzano che nel 2007 è stato eletto presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino. Tanti i ricordi di quel periodo come l’arrivo nel 2008 a Benvenuto Brunello di Sergio Marchionne. Quell’anno, infatti, la realizzazione della tradizionale formella celebrativa della vendemmia fu disegnata da Roberto Giolito, designer del Centro Stile Fiat. “Fu un Benvenuto Brunello di altri tempi – ricorda con piacere Marone Cinzano – Marchionne arrivò in elicottero, ci fece molto piacere averlo qui con noi, era un grande amante del Brunello di Montalcino. Gli regalammo una magnum e quando facemmo la foto insieme… mi stava portando via la bottiglia dalle mani (ride ndr)!”. Uomo elegante con cui è un vero piacere parlare, il Conte ha tanti aneddoti da raccontare. Come quando ricevette una visita a sorpresa in azienda. “Arriva una persona che si presenta come un turista. Dopo aver guardato tutto attentamente, mi fa i complimenti e dice che aveva tanto sentito parlare di noi e che qui c’è un grande potenziale. E poi il colpo di scena: era Rudy Marchesi di Demeter, uno dei più grandi biodinamici del mondo”.