Dall’Umbria al Brunello, passando per l’Onu e la zonazione: Tenute Silvio Nardi, una storia importante

“I miei vini devono esprimere l’essenza di ogni nostra vigna e di quella zona unica della Toscana che è Montalcino”. Si racchiude in questa frase la filosofia di Emilia Nardi, imprenditrice alla guida di una delle più importanti realtà di Brunello, Tenute Silvio Nardi. Una “mission” messa in pratica sin dagli anni Novanta, quando da giovanissima prese in mano l’azienda fondata dal padre e costruì un progetto agronomico innovativo e di ampio respiro scientifico: dalla zonazione dei vigneti allo studio delle maturità fenoliche in vigna, fino alle selezioni clonali che hanno portato all’identificazione di cinque cloni di Sangiovese grosso. Una crescita che l’ha portata nel 2004 a ricevere il riconoscimento “Dea Terra” dal Ministero delle Politiche Agricole e nel 2018 ad essere invitata nella sede dell’Onu di New York per raccontare la conduzione etica di Tenute Silvio Nardi. “È stata un’emozione grandissima – ricorda Emila – ritengo che un’azienda, pur essendo un fenomeno economico, debba essere anche un fenomeno sociale. Nei momenti difficili, come questo, il primo pensiero è sempre stato per i miei dipendenti. Perché il lato umano è importantissimo”.La storia di Tenute Silvio Nardi comincia 70 anni fa. Montalcino è un paese rurale che si sta lentamente riprendendo dalla distruzione della guerra, sta per conoscere un enorme spopolamento e solo dei visionari possono intuirne le potenzialità. Tra di loro c’è Silvio Nardi, proprietario di un’azienda di macchinari agricoli in Umbria, che nel 1950 acquista Casale del Bosco, tenuta seicentesca di origini etrusche, come dimostrano alcuni reperti archeologici recuperati negli anni (tra cui un cippo di fronte alla piccola chiesa ancora consacrata, che fa parte della diocesi di Sant’Antimo). “Era l’epoca dell’abbandono delle campagne – ricorda Emila – mentre i proprietari terrieri vendevano mio padre comprava. Era rimasto colpito del territorio. Ha sempre amato il panorama e il paesaggio di Montalcino è spettacolare”.Nel 1954 vede la luce la prima annata di Brunello di Tenute Silvio Nardi, una delle prime sei aziende della denominazione a imbottigliare e oggi una delle poche ad annoverare nella sua cantina bottiglie degli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1962 Silvio Nardi acquista la tenuta di Manachiara, 200 ettari sul versante est di Montalcino, a 25 km da Casale del Bosco (situato invece sul lato ovest). Il nome significa “mattina chiara” perché per esposizione i filari ricevono sin dal mattino i raggi solari. Cinque anni dopo, è tra i fondatori del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.
Emilia, la più giovane di otto figli, giunge a Montalcino nel 1985. “Fin da subito non ho avuto dubbi: volevo dirigere l’azienda. Sono cresciuta con il fattore Bruno Battistelli e ho preso il comando dopo la morte di mio padre. Quando sono arrivata Montalcino stava decollando, faccio parte di quella generazione che ha portato il Brunello nel mondo. A 15 anni già partecipavo alle fiere a Chicago e New York. Allora vendevamo 250.000 bottiglie di Brunello, poi col tempo ci siamo dedicati più alla qualità e siamo scesi alle 160.000 di adesso. A cui si aggiungono le 50.000 di Rosso di Montalcino, il Chianti Colli Senesi, il Sant’Antimo denominato Tùran in onore alle origini etrusche, il 43° (Igt Toscana), il vin santo e il Moscadello di Montalcino. Non acquistiamo uve: in bottiglia c’è il carattere dei nostri vini”.
Emilia Nardi nel 1990 avvia il progetto di zonazione, selezione clonale e reimpianto delle vigne. Da questo immenso e innovativo lavoro scientifico si originano le tenute come sono oggi: 80 ettari vitati (di cui 50 a Brunello), 8 macro parcelle, 36 parcelle, 50 particelle, 5 cloni di Sangiovese registrati al Ministero delle politiche agricole. Che si aggiungono ai 600 ettari di seminativo e 500 di bosco. Nel 1995 arriva la prima annata del cru di Brunello Manachiara (e nel 2006 l’altro cru, il Poggio Doria), e nel 1996 il luminare francese Yves Glories inizia la sua consulenza e introduce la misurazione della maturità fenolica. Nel nuovo millennio giungono vari riconoscimenti, dal “Dea Terra” all’invito dell’Onu, fino al 2019 quando Emilia viene nominata presidente di Confagricoltura Donna Toscana, per lavorare su un tema a lei caro, quello dello sviluppo dell’imprenditoria femminile nel settore agroalimentare. Tra gli obiettivi del futuro, oltre a portare avanti i tanti progetti in corso, quello di dare un maggiore impulso al turismo del vino. Senza dimenticare la missione primaria: produrre un Brunello con caratteristiche riconducibili unicamente alla Tenute Silvio Nardi.