Il Brunello, un’emozione da raccontare. La “vie en rose” di Casato Prime donne è una magia di idee

Una telefonata allunga la vita, recitava un vecchio spot pubblicitario. Ma te la può anche cambiare e far scattare la scintilla per dare inizio ad una storia unica. Oggi il mondo del vino conosce e apprezza Casato Prime Donne, prima azienda femminile “tutta rosa” in Italia, ma forse non tutti sanno che il suo nome ha “cambiato pelle” dopo un episodio curioso. “Cercavo un cantiniere – dice la proprietaria, Donatella Cinelli Colombini – e chiesi aiuto all’Istituto Agrario per segnalarmi i nominativi di qualche studente. Mi risposero che avrei dovuto aspettare, mentre la disponibilità delle studentesse era immediata. Non ci pensai due volte e così al nome di ‘Casato’ aggiunsi anche ‘Prime Donne’. E adesso l’azienda ha solo dipendenti femminili, siamo stati i primi a farlo”. Una storia che parte dal lontano ‘500 e che si è evoluta tappa dopo tappa ma sempre in crescendo. Oggi “Casato Prime Donne” ha una identità forte, con dei tratti caratteristici immediatamente percepibili. La forza delle idee ha vinto ancora una volta, insieme a quella delle donne. “Mi fu affidata questa terra per costruire una nuova azienda – ricorda Cinelli Colombini – con un po’ di Brunello in botte come start up”.

Adesso la produzione media si aggira intorno alle 80.000 bottiglie (dalle 45.000 alle 55.000 solo di Brunello di Montalcino) con un export, trainato da Usa e a seguire dal Canada, che tocca 39 nazioni. Un successo internazionale ma con Montalcino al centro: non a caso l’accoglienza è uno dei punti di forza di Casato Prime Donne, dove, dai vigneti alla cantina, si respira la storia ma raccontata con modernità. Un mix che mette le bollicine ad una formula convincente. “Le visite – sottolinea Cinelli Colombini – non servono solo per fare uscire i turisti con il vino. Devono essere un’esperienza unica: noi proponiamo dei tour che spiegano come si fa il Brunello ma anche informazioni, tramite pannelli, di carattere storico. Abbiamo un impianto di amplificazione che emette dei suoni per dare vita ad una degustazione eno-musicale. E poi ci sono le immagini, lì si vede l’anima di Montalcino e si racconta il sentimento che nasce dalla storia”. Violante Gardini, figlia di Donatella, non è solo l’export manager a Casato Prime Donne ma è anche il tocco giovanile e brillante dell’azienda. Violante è presidente di Agivi (Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani) e fa parte di quella “nouvelle vague” di giovani vignaioli a Montalcino con le idee chiare e lo sguardo aperto sul futuro. Anche Violante, come la madre, crede molto nel vino da vivere come esperienza, a contatto con storia e natura. “Le visite che organizziamo sono diverse dal solito. Stimolano la curiosità (come la degustazione dei vini a cui viene accostata, per ciascuna tipologia, una musica diversa ndr), venire in cantina è anche divertimento, scoprire un posto autentico e vedere, ad esempio, gli affreschi con la storia di Montalcino. Non proponiamo solo come viene prodotto il Sangiovese. Vogliamo far star bene le persone, in cantina come in vigna”.

Già, perché anche “là fuori” è un bel mondo che rigenera mente e corpo. Oltre allo spettacolo dei vigneti (rigorosamente bio) ci sono una serie di opere realizzate da giovani artisti senesi e toscani che spiccano accanto alle dediche delle vincitrici del Premio Casato Prime Donne, progetto nato a Montalcino dal Premio Barbi-Colombini e che, oltre a dare il giusto riconoscimento a chi diffonde il nome della città del Brunello nel mondo, valorizza l’universo femminile. E precisamente tutti quei profili che “rompono gli schemi” conosciuti, dice Cinelli Colombini, e che “dimostrano come le donne possano dare tanto alla società”. Anche in ruoli in cui, erroneamente, molti pensano siano solamente maschili. Donatella Cinelli Colombini ha dato anche un enorme sviluppo all’enoturismo. Eventi come Calici di Stelle e Cantine Aperte sono due format lanciati dal Movimento Turismo del Vino (un progetto di successo che porta la sua firma) e che hanno fatto scuola trasformandosi da scommesse a brillanti e solide realtà. “Cantine Aperte l’ho inventato a Montalcino. Nel 1993 c’erano soltanto 25 cantine aperte in tutta Italia. Dissi, ‘perché non proviamo ad aprire 100 cantine toscane tutte insieme’? Il 9 maggio del 1993 riuscimmo a farlo e fu la spallata che fece decollare l’enoturismo a cui io ho sempre creduto. Ma è stato anche un progetto che ha fatto capire come i colleghi sono risorse e non avversari”.

Raccontare il vino, un’esperienza affascinante dove si scopre sempre qualcosa di nuovo. “Noi abbiamo la fortuna di dire che il vino non si fa in cantina ma in vigna – dice Violante Gardini – c’è tanto da far mostrare e da spiegare. Ad esempio, in quanti sanno qual è il fiore della vite o conoscono la diversità delle foglie? Vivere la natura è importante e bellissimo. Io credo nel confronto, ripartiamo tutti insieme per proteggere Montalcino”.