Soffia il vento della bellezza, la famiglia Tipa-Bertarelli e un gioiello chiamato Poggio di Sotto

Per chi ha conquistato, ben due volte, il trofeo sportivo più antico del mondo, l’America’s Cup, mettersi in gioco nel mondo del vino non poteva che essere una sfida da affrontare con passione, qualità, bellezza, rispetto della terra e della natura. Un importante “mix” di valori accompagnato da una mentalità vincente che è sempre un valore aggiunto nello sport come in vigna. La famiglia Tipa-Bertarelli è proprietaria di un gioiello che brilla nella collina sud-est di Montalcino. Parliamo di Poggio di Sotto la cui storia è fatta di sacrifici, dedizione e pianificazione ma con una personalità e un’identità ben riconoscibili sin dall’inizio che hanno portato, in breve tempo, a risultati eccellenti. Facciamo un passo indietro, alle origini di questa realtà partita quasi come una scommessa. Il merito fu di Piero Palmucci, lui ha costruito dalle fondamenta Poggio di Sotto e ancora oggi nel Brunello si sente tutta la sua lungimiranza e quella visione unica che lo contraddistingueva. “Ricordo bene che una sera del 1988 – spiega Giampiero Pazzaglia, direttore generale di ColleMassari, il gruppo di cui fa parte Poggio di Sotto – Palmucci bussò alla mia porta, mi chiese un aiuto. Un anno dopo, con l’acquisto di Poggio di Sotto, scoprii che aveva seguito il mio consiglio”. Pazzaglia conosce alla perfezione il mondo del Brunello di Montalcino, quest’anno “festeggerà” la quarantesima vendemmia, nel triennio 2013-2015 è stato coordinatore del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.

Il suo ingresso a Poggio di Sotto è più recente, l’azienda aveva già scritto una nuova e importante pagina di storia: dal 2011 la proprietà è infatti dei fratelli Maria Iris Tipa Bertarelli e Claudio Tipa, proprietari del gruppo ColleMassari che detiene anche Castello ColleMassari (zona Montecucco) e Grattamacco (Bolgheri). Pazzaglia ricorda la filosofia di Palmucci perché ancora oggi è al centro della produzione dei vini: “Aveva uno stile, se vogliamo, ‘anni ’80’ che ha fatto scuola. Il suo Brunello lo riconoscevi subito, era unico, inconfondibile. Abbiamo terreni particolari e un ottimo microclima: aspetti che fanno la differenza. E sì, lo stile di Piero è rimasto ancora oggi vivo in ogni bottiglia di vino”. L’azienda segue i criteri della produzione biologica, la resa dell’uva è bassissima, di 30-35 quintali per ettaro, dovuta ad una selezione rigidissima. La qualità è il primo requisito. La produzione annua si aggira sulle 50.000/60.000 bottiglie, circa la metà è riservata al Brunello (negli anni migliori viene fatta anche la Riserva) il resto al Rosso di Montalcino. La quota export tocca il 60% (tra i mercati più importanti ci sono Svizzera, Usa e Giappone) ma l’Italia (40%) ha un ruolo di rilievo. Non mancano gli oliveti (19 ettari) da cui nasce un grande olio extra vergine di oliva, e poi il bosco e seminativi. Sì la biodiversità qui è di casa.

La proprietà, grazie al quale Poggio di Sotto ha fatto un ulteriore salto di qualità, si è innamorata di Montalcino e a più riprese ha dimostrato il proprio attaccamento al territorio. “Claudio Tipa ha da subito capito il potenziale di Montalcino – continua Pazzaglia – con la Fondazione Bertarelli è stato dato un aiuto importante per il recupero di Sant’Agostino. L’impegno non è solo nel produrre grandi vini ma anche nell’essere presenti e vicini al territorio”. Claudio Tipa è lo zio di Ernesto Bertarelli che con il team Alinghi nel 2003 e 2007 ha conquistato la prestigiosa America’s Cup di vela. “Quando la famiglia fa un progetto questo deve essere vincente, che sia una gara di coppa America o un grande vino” sottolinea Pazzaglia che anticipa i prossimi piani: “stiamo comparando tutte le opere di messa a punto dei vecchi vigneti. E nonostante il periodo siamo soddisfatti della risposta avuta dal mercato: ad aprile avevamo finito le allocazioni”.