Le ambizioni e la qualità non si misurano in grandezza: Beatesca, un paradiso dal cuore green

Essere piccoli non significa non pensare in grande. Beatesca è un angolo di paradiso sulla collina di Montalcino che guarda, di fronte a sé, ad un altro gioiello della Valdorcia: la città di Pienza. Qui il sole è di casa e il Sangiovese trova il suo habitat ideale per esaltarsi circondato dalla natura. L’azienda è ancora giovane ma ha già fatto tanta strada, merito dei titolari Benedetta Pasini e Furio Fabbri che, a partire dal 1991, hanno ricostruito con curiosità e dedizione il vigneto che esisteva da sempre ma che rischiava di scomparire, mantenendone, aspetto fondamentale, l’equilibrio e rispettandone l’identità. Il nome Beatesca è una dedica alle figlie Beatrice e Francesca e all’antico luogo dal quale nasce un vino che ha nell’eleganza uno dei suoi punti di forza.

I vigneti sono in parte disposti su terrazzamenti, i suoli che vengono studiati dal padre di Benedetta, Mario Pasini (professore al dipartimento di Geologia e Paleontologia dell’Università di Siena) sono franco argillosi e ricchi di scheletro. Da questi presupposti e da un’attenzione minuziosa per la natura, nascono i vini di Beatesca, il famoso Brunello e il Rosso di Montalcino (che ha un’uscita ritardata di un anno) caratterizzati da un solido impianto verticale garantito dalla buona acidità e dall’elevata dotazione in sali minerali. La gamma produttiva comprende anche l’Igt Ilex, sempre 100% Sangiovese, il cui nome vuole essere un omaggio alle grandi querce della zona dal quale deriva il nome di Montalcino. Fa parte della produzione anche la Grappa Marozia che nasce da vinacce delle uve di Brunello.

La vinificazione avviene in linea con i protocolli tradizionali del disciplinare del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino con lieviti selezionati. L’affinamento avviene in tonneaux di rovere francese da 5 ettolitri e la messa in bottiglia non è preceduta da alcuna filtrazione così da mantenere il più possibile intatte la struttura e le espressioni autentiche del vino e della materia prima di partenza. Beatesca si avvale della collaborazione dell’enologo Roberto Cipresso, la gestione agronomica è invece affidata agli agronomi Stefano Zaninotti e Giacomo Nunin di Vitenova. La filosofia è quella di attuazione di una viticultura il più possibile virtuosa e a impatto zero, l’azienda sta effettuando il processo di conversione al biologico.

Furio Fabbri è un imprenditore che opera nel settore ambientale, produce energia dai rifiuti. Conosce il significato e il valore della sostenibilità e anche se il mondo del vino rappresenta al momento solo una parte della sua vita, in futuro la scelta è già stata fatta. “Mi vedo a Montalcino, l’azienda ci sta dando non poche soddisfazioni. I numeri sono piccoli ma i nostri vini stanno riscontrando un successo insperato. In occasione dell’ultimo Benvenuto Brunello tanti imprenditori sono venuti a complimentarsi con noi e questo oltre ad essere importante mi ha fatto molto piacere. Abbiamo piantato le prime vigne nel 2001, il primo vino è del 2005. Uno dei segreti di Beatesca? Mia moglie Benedetta. Ha una grande calma e riesce a gestire con grande efficacia tutta la parte legata alla burocrazia”.

L’azienda produce circa 6.000 bottiglie complessive, 2.500 sono di Brunello di Montalcino, 500 di Rosso e 3.000 dell’Igt “Ilex” che ha un cuore e un’anima di Sangiovese perché, come dice Fabbri, “questo vitigno è l’identità del territorio. Non possiamo fare grandi numeri ma anche per questo motivo abbiamo importatori che lavorano puntando sulla qualità. Gli Stati Uniti sono un mercato importante per noi ma anche Italia, Germania, Polonia e Paesi Baltici. Alla fine il vino… ci manca!”. Non a caso uno dei prossimi obiettivi sarà quello di ingrandirsi passando – dall’attuale ettaro di vigna – a 3 ettari e mezzo complessivi. Il tutto accompagnato da un progetto di ristrutturazione della casa colonica dove nascerà la cantina di Beatesca (sia per le operazioni di invecchiamento e vinificazione) ma anche una sala accoglienza e per la vendita diretta. Un passo importante che si concluderà entro la fine del prossimo anno. E poi c’è quel “cuore verde” che batte forte e che continuerà a guardare con interesse e curiosità ai nuovi cambiamenti che la tecnologia porterà al settore. “Sono dell’opinione che serva un cambio di mentalità – conclude Fabbri – da parte nostra c’è sempre la massima attenzione a dare un prodotto sostenibile realizzato con il minore impatto ambientale possibile. Ho un concetto migliorativo. Io credo che in futuro i droni sostituiranno i cingolati in vigna, restiamo attenti a tutte le evoluzioni”. E a proposito del domani, Beatesca è pronta ad incrementare le sue “quote rosa”: le figlie di Benedetta e Furio sono molto in gamba. “Ma una vuole intraprendere la carriera da medico mentre l’altra la vedo più interessata al mondo del vino e ciò non può farmi che piacere. Le donne sono importantissime e in tutte le mie aziende hanno ruoli di responsabilità”.