La forza di una famiglia, l’unicità di un territorio: l’incontro vincente tra Famiglia Cotarella e Le Macioche

C’è la storia di una famiglia, tra le più importanti dell’enologia italiana contemporanea, c’è la ricchezza e l’unicità di un territorio e di un vino come il Brunello di Montalcino. Ma c’è anche l’entusiasmo, la competenza e la sensibilità di tre giovani donne che hanno realizzato un sogno. L’incontro tra Famiglia Cotarella e Le Macioche, azienda che splende nella parte sud est della collina di Montalcino, in una delle zone più pregiate, è stato amore a prima vista.

La storia de Le Macioche inizia negli anni Ottanta grazie all’iniziativa della famiglia Mazzocchi che, mattone dopo mattone, costruisce una brillante realtà. Il nome dell’azienda deriva dalla macioca, termine che nel dialetto senese indica la radice del corbezzolo (rappresentata visivamente nello stemma aziendale) e che costituisce i boschi che abbracciano la tenuta. Famiglia Cotarella acquista Le Macioche nel settembre 2017 ma già nel 2014 l’azienda aveva avuto il primo passaggio di mano con gli imprenditori veneti Massimo Bronzato, Stefano Brunetto e Riccardo Caliari che l’avevano acquistata da Matilde Zecca e Achille Mazzocchi. Al timone de Le Macioche adesso ci sono Dominga, Enrica e Marta Cotarella, le figlie dei fratelli Riccardo (enologo di fama mondiale e attuale presidente di Assoenologi) e Renzo (direttore generale di Antinori) che fondarono nel 1979 la cantina Falesco che si è sviluppata con successo tra Umbria e Lazio. Nel 2015 nasce il nuovo brand “Famiglia Cotarella” che segna il passaggio generazionale alla guida dell’azienda da parte di Dominga, Marta ed Enrica; una svolta che nel 2017 ha abbracciato anche i vigneti del Brunello allargando gli orizzonti della proprietà ad un territorio che fa parte del “gotha” vinicolo mondiale.

“Era un sogno che avevamo da tempo – spiega Enrica Cotarella – siamo da sempre “tre sorelle” molto curiose, volevamo metterci in gioco professionalmente in un’azienda di piccole dimensioni ma dalla grande qualità. La Toscana è una regione a noi vicina, quando si è manifestata questa opportunità l’abbiamo colta al volo. Ricordo che eravamo al mare, a Montalto, era una domenica. Nostro padre ci chiamò e ci disse: “dovete venire subito a Montalcino!”. Ci mettemmo in viaggio tutte insieme, quando arrivammo incontrammo Aleandro, cantiniere e memoria storica de Le Macioche. Facemmo un giro e rimanemmo in silenzio, il colpo di fulmine scattò in modo immediato”. L’azienda si espande in una superficie di 6 ettari e mezzo, di questi 3 sono a vigneto (tutti iscritti a Brunello) ma all’interno troviamo anche la cantina, la casa patronale, gli uliveti e i frutteti. Nel 2018 è arrivata la certificazione biologica mentre la produzione, che varia in base alle annate, si aggira sulle 18.000 bottiglie annue tra Brunello di Montalcino e Riserva. Gli Stati Uniti sono un mercato importante ma l’Italia, per una precisa scelta aziendale, ricopre un ruolo centrale nelle strategie commerciali.

Le “ladies Cotarella” si sono inserite subito bene a Montalcino, trovandosi a loro agio con il mondo produttivo locale. “La bellezza di Montalcino è anche quella di fare gruppo. Si sono creati sin dall’inizio dei bei rapporti, ogni produttore ha la propria identità e questo è un aspetto entusiasmante. La nostra prima vendemmia è del 2017, nel 2022 uscirà il primo Brunello. Avrà la nostra identità ma devo dire che lo stile precedente ci piaceva, abbiamo trovato un ottimo punto di partenza, non ci saranno stravolgimenti. Con la famiglia Mazzocchi – continua Enrica – abbiamo un ottimo rapporto, ci sentiamo spesso, era molto legato all’azienda ed è un piacere confrontarci con lui. Io cerco di essere presente il più possibile, ogni settimana vengo a Montalcino, amo vivere il territorio. Il babbo a Montalcino si vede spesso, c’è un confronto costante così come con l’enologo Pier Paolo Chiasso. Il Brunello è un brand internazionale, i riscontri avuti sino ad ora sono molto positivi. Siamo davvero soddisfatti”. E per il futuro non mancano le idee interessanti. “Pensiamo ad un progetto di ristrutturazione del casale per dedicarlo all’accoglienza e ad un ampliamento aziendale che includa una parte dedicata alla vendita e alla degustazione. Siamo in un posto dove c’è un grande flusso turistico e desideriamo accogliere i nostri ospiti sette giorni su sette”.