Dalle origini senesi alla mezzadria, dal Brunello all’enoturismo: la storia dell’azienda Franco Pacenti

Le origini della famiglia Piacenti, trasformata poi in Pacenti e oggi produttrice di Brunello di Montalcino, risalgono al 1300. Muccio Piacenti, nonno materno di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa, fu tra i poeti più popolari e noti del suo tempo. A stabilirsi a Montalcino, a cavallo delle due guerre, è Rosildo Pacenti, che conduce i terreni a mezzadria allevando bestiame e coltivando grano, vite e olivo. Fino al 1962, quando con suo fratello Primo fonda “Canalicchio di Sopra dei Fratelli Pacenti” (mentre l’altro fratello, Siro, dà vita all’azienda Siro Pacenti). “All’epoca – ricorda il nipote Lorenzo Pacenti – Montalcino era il quinto comune più povero d’Italia. In tanti abbandonavano queste terre in cerca di fortuna, mio nonno invece decise di rimanere, credendo nel Sangiovese”. La prima vendemmia di Brunello arriva nel 1966, un anno dopo Rosildo è tra i padri fondatori del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.

Nel 1988 l’azienda viene divisa a metà: Rosildo, affiancato dal figlio Franco, prosegue con Canalicchio, 3 ettari di vigneti a cui se ne aggiungeranno altri 7 verso la fine degli anni Novanta. È Franco Pacenti a spingere verso la viticoltura. “Fino agli anni Settanta e Ottanta l’attività principale era l’allevamento, l’azienda contava un centinaio di chianine – racconta Lorenzo Pacenti – nel 2002 la stalla è stata demolita e al suo posto è nata la nuova cantina”.

Lorenzo, insieme alle sorelle Lisa e Serena, rappresenta la terza generazione, che ha dato un forte impulso all’attività di famiglia, a cominciare dal restyling del marchio. “Canalicchio è un nome che può essere confuso con altre aziende – spiega Lorenzo – per questo da quest’anno ci chiamiamo “Franco Pacenti”, per ribadire l’importanza del fattore umano nel fare vino”.

L’azienda Franco Pacenti sorge ai piedi della collina di Montalcino, sul versante nord est, e si estende su una superficie di 36 ettari di cui 10 a vigneto, dei quali 9,5 ettari a Brunello. Le bottiglie di Brunello annue sono 20-15.000, 10.000 quelle di Rosso di Montalcino, ottenuto per declassamento e invecchiato un anno in più rispetto al solito (in uscita quest’anno non c’è la 2018 ma la 2017). La Riserva di Brunello viene prodotta solo in annate eccezionali, mentre è entrato da poco sul mercato un cru, il Brunello Rosildo, dedicato al nonno. In produzione ci sono anche l’olio e la grappa di Brunello.

Lorenzo Pacenti segue vigna e cantina in prima persona dal 2015. Diplomato in agraria a Cortona, ha studiato Viticoltura ed enologia a Firenze ma si è arreso a pochi esami dal traguardo. “Nel 2012 c’era bisogno in azienda, ho provato a studiare e lavorare contemporaneamente ma poi ho desistito. L’università è stata una bella esperienza, mi ha aperto la mente, però in Italia c’è tanta teoria e poca pratica. In tre anni di studi non ho mai assaggiato un bicchiere di vino”. Mentre Lisa si occupa del settore commerciale, Serena, sorella gemella di Lorenzo, ha studiato all’alberghiero e si dedica all’accoglienza. Cucina piatti su prenotazione per i clienti e sogna di aprire un ristorante legato all’azienda. Intanto potrebbero partire fra non molto le cooking class con gli ingredienti che arriveranno da aziende vicine (come il miele e il formaggio) e dall’orto di casa. “Coltiviamo insalata, zucchine, pomodori, zucche, peperoni, peperoncini, cocomeri, meloni – dice Lorenzo – credo sia un valore aggiunto offrire al turista straniero la possibilità di raccogliere direttamente i prodotti per poi cucinarli”.

L’accoglienza è uno dei pallini dell’azienda Franco Pacenti. Oltre alle degustazioni abbinate ai prodotti tipici, la wine experience si è arricchita dopo l’adesione al Movimento Turismo del Vino, l’ente che promuove l’enoturismo in Italia. In questi giorni si è svolto l’evento “Calici di Stelle” e Franco Pacenti ha partecipato con un picnic nell’oliveto con degustazione di Brunello e Rosso di Montalcino. “È andata bene, abbiamo avuto un centinaio di ospiti, in maggior parte italiani”, sottolinea Lorenzo Pacenti. Ma l’accoglienza potrebbe crescere ancora, legandosi ad un altro fenomeno di tendenza, “il wine wedding”. La famiglia Pacenti ha acquistato e ristrutturato la Chiesa della Madonna degli Angeli, una cappella del XIV secolo che ospita l’affresco “Madonna col Bambino” attribuito a Bartolo di Fredi. La chiesa, tutt’ora consacrata, in passato veniva aperta al pubblico in occasione delle celebrazioni della Vergine. Adesso ospita le cerimonie familiari ma l’idea è di allargarla ai matrimoni.

Tornando alla produzione di vino, Lorenzo Pacenti è consapevole delle nuove sfide. Partendo dal cambiamento climatico. “Nei giorni scorsi la temperatura ha toccato i 40 gradi, mio babbo non ha mai visto una cosa del genere. L’essere a 300 metri di altitudine ci ha aiutato, all’inizio si stentava a raggiungere maturazioni ottimali e adesso nelle annate calde si raggiunge la potenza del vino senza perdere la sua eleganza. Negli ultimi cinque anni abbiamo reimpiantato un terzo dei vigneti, ci stiamo spostando nella zona più alta, sui 320 metri, con esposizioni diverse. Se prima era est-ovest, con l’esposizione nel pomeriggio a sud per prendere più sole possibile, ora visti i picchi di calore è preferibile un’esposizione nord-sud. L’importante è sempre stare al passo coi tempi. Oltre all’esperienza, che è fondamentale, è prezioso anche un approccio scientifico. Abbiamo messo delle capannine meteo che registrano i dati in tempo reale, per prevenire le malattie della vite, gestire eventi improvvisi e prendere decisioni nell’immediato”.

Lorenzo fa parte di quella “nouvelle vague” di giovani vignaioli con le idee chiare e lo sguardo aperto sul futuro. “I nostri nonni ci hanno creduto quando tutti scappavano, i nostri genitori hanno portato avanti questa scelta. Noi siamo fortunati, stiamo bene, e allora perché non fare quel capellino in più per raggiungere davvero l’eccellenza? Penso alla parcellizzazione dei vigneti, all’alzamento dei prezzi necessario per far riconoscere la qualità dei nostri vini, che negli ultimi 10-15 anni è cresciuta tantissimo”.