Nel paradiso di Montosoli brilla la stella di Caparzo dove il Brunello è storia ed innovazione

Qui si assaggia la storia ma anche l’innovazione, due aspetti che quando si incontrano con le giuste proporzioni ti fanno diventare un modello di riferimento per il mondo del vino. Benvenuti a Caparzo, una delle cantine storiche di Montalcino e che ha dato un forte contributo alla nascita del “mito” del Brunello, uno dei vini più importanti del mondo. Attiva già dagli anni ’70, sin dalle origini l’azienda ha guardato alla sperimentazione come un suo marchio di fabbrica, un concetto andato a braccetto con una qualità produttiva che fa del rispetto del territorio una priorità assoluta. Pioniera nel capire le potenzialità del “single vineyard” e della zonazione – idea concretizzata nel 1977 con la prima annata del Brunello di Montalcino Vigna La Casa – Caparzo è sempre stata lungimirante anche dal punto di vista dell’immagine e della comunicazione: basti pensare alla prima bottiglia prodotta che mezzo secolo fa mostrava quell’etichetta verde oggi diventata icona ma che all’epoca fu giudicata rivoluzionaria. Caparzo fu acquistata alla fine di dicembre del 1998 da Elisabetta Gnudi Angelini. Da lì in poi una storia già gloriosa si è arricchita di tanti capitoli importanti.

“Mamma – ricorda la figlia Alessandra Angelini – si innamorò di Caparzo nel 1995. I vigneti erano dislocati in tutti e quattro i quadranti di Montalcino, un aspetto che le piacque subito molto visto che era già una grande amante del Sangiovese, il suo “fidanzato vero”. Con Caparzo mamma aveva trovato la sua vera dimensione dopo aver fatto una vita piena di esperienze: dal resort nelle montagne americane, al suo impegno come produttrice cinematografica e nella farmaceutica. L’acquisto della tenuta non fu semplice, c’era da mettere d’accordo tante persone, ma alla fine si concretizzò negli ultimi giorni del 1998. Da quel momento è iniziata una bellissima avventura”.

Caparzo oggi sfiora i 200 ettari complessivi, 92 dei quali coltivati a vigneto (38 a Brunello di Montalcino), 4 a oliveto, 87 a bosco e quasi 20 a seminativo e resedi. Un paradiso “green” nella collina esposta da sud a sud-est nel territorio di Montalcino e che custodisce tanti tesori. Come le piccole tartufaie di tartufo bianco, un altro simbolo di pura qualità di un luogo, Montalcino, che ha delle immense ricchezze invidiate da tutto il mondo. “Crediamo molto in tutte le eccellenze di questo territorio: a Caparzo stiamo piantando anche dei grani pregiati come il Verna e il Senatore Cappelli per variare il più possibile le produzioni”.

Avere vigne in quasi tutte le zone più vocate di Montalcino permette all’azienda di poter sfruttare le potenzialità di ogni singola vendemmia. Al “cru” Vigna La Casa si è aggiunto nel 1983 La Caduta, il Rosso di Montalcino che prende appunto il nome dall’omonimo vigneto. Guardare al futuro è sempre stato nel dna di Caparzo: tra i suoi “record” c’è anche quello di essere la prima azienda ad essersi dotata di pannelli solari che coprono una buona parte del fabbisogno energetico della cantina, un passo che è anche un gesto di amore per la natura così come l’acquisizione di un grande filtro per il recupero delle acque piovane e di risulta dalle lavorazioni che vengono raccolte in un lago e rese potabili. Idee, ancor prima di investimenti, a cui si aggiunge la meticolosa raccolta differenziata degli scarti di lavorazione. Anche Caparzo, così come Altesino (altro gioiello di proprietà di Elisabetta Gnudi Angelini), si avvale di un laboratorio interno per monitorare i terreni e i vigneti, il tutto con l’obiettivo di essere “i più naturali possibili”. In questo modo la tecnologia diventa un grande alleato per la prevenzione e il non utilizzo di sostanze chimiche.

Il totale di bottiglie prodotte si aggira intorno alle 700.000, di cui 230.000 di Brunello di Montalcino (incluse le 15.000 di Vigna La Casa e le circa 10.000 di Riserva). L’export copre circa il 65-70% della produzione e tocca ben 47 Paesi con Stati Uniti, Canada e Germania in testa. Caparzo ha puntato forte anche sull’accoglienza, dalle degustazioni fino alla possibilità di trascorrere qualche giorno di relax nell’antica casa colonica ristrutturata che è a pochi passi dal vigneto dove viene prodotto il Brunello di Montalcino Vigna La Casa. La struttura dell’agriturismo è composta da tre appartamenti, ha uno stile rustico ed è dotata di un grande giardino, una terrazza panoramica, la piscina e pure un antico forno a legna.

Nella collina di Montosoli Caparzo convive con il “fratello” Altesino, due nomi storici che fanno parte della stessa proprietà ma con caratteristiche distintive. “Sono due aziende separate – continua Alessandra Angelini – con storie ed enologi differenti. Caparzo è la più grande ed è cresciuta più come società che come azienda familiare, questi tratti li abbiamo voluti tenere separati. I vini nascono da vigneti diversi ed ognuno di essi ha la propria espressione, anche in ufficio si respira una sana aria di competizione e questo è positivo. A Caparzo c’è un lavoro continuo di innovazione, tutto parte da qui. Poi a chi ha due “figli” non puoi chiedere quale preferisce…”. La famiglia produce vino anche nel Chianti Classico ma Montalcino ha sicuramente un posto speciale perché al cuore (e ad un colpo di fulmine) non si comanda… “I vini di qualità vengono da qui e da poche altre parti. Anche nei momenti difficili come questo, Montalcino riesce a tenere bene: il merito è della grande qualità che produce questo territorio, siamo molto fortunati ad avere una campagna così”.