Vino, Vinitaly-wine2wine: il Covid non ferma il consumo di vino in Usa. E-commerce, boom del Brunello

Il Covid-19 ha modificato l’approccio al consumo di vino negli Stati Uniti, primo mercato per il vino italiano e per il Brunello (che esporta in Usa tre bottiglie su dieci), ma non ne ha depresso la domanda: a rivelarlo è Veronafiere, con gli ultimi dati doganali elaborati dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor per wine2wine e con il web-focus di ieri sera sugli effetti del Covid sul vino italiano, moderato da Gino Colangelo e in collegamento con i protagonisti del mercato americano.

Volano i consumi al di fuori dei luoghi di acquisto e ancora di più le vendite online, che compensano in buona parte il gap riscontrato nei locali (bar e ristoranti). Quello dell’e-commerce è stato un vero e proprio boom, spiega il fondatore di Vivino, Heini Zachariassen, intervenuto al seminario Vinitaly-wine2wine. “In questi mesi – racconta Zachariassen – abbiamo assistito agli incrementi di acquisto più forti di sempre da parte dei nostri 46 milioni di utenti, con crescite in tripla cifra nei 5 mesi di emergenza. Nel periodo abbiamo registrato un punto di svolta per i fine wine italiani, soprattutto per i rossi toscani, l’Amarone e il Brunello di Montalcino”. Una tendenza che secondo il creatore del portale Wine.com Michael Osborn “sarà mantenuto anche in fase post-Covid”.

Diverso il caso del settore Horeca, che secondo Aaron Sherman, co-fondatore e Ceo di SevenFifty, è calato del 33%. Ma “il business del vino negli Stati Uniti è molto resiliente, anche durante il lockdown – ha detto il fondatore della Colangelo & partners, Gino Colangelo – e in questo contesto il vino italiano è favorito. Oggi infatti la categoria in più rapida crescita è quella di fascia alta (oltre i 50 dollari)”, che corrisponde al profilo delle grandi aziende del Belpaese e delle denominazioni top, Brunello in primis.

L’Italia, in questo scenario, approfitta dei dazi aggiuntivi applicati ai principali competitor per allungare notevolmente su una Francia sempre più difficoltà. Lo rileva Veronafiere, con gli ultimi dati doganali elaborati dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor per wine2wine. Nei primi 8 mesi di quest’anno il Belpaese ha infatti recuperato oltre 370 milioni di euro sullo storico competitor d’Oltralpe e chiude l’estate con un ulteriore allungo a 1,16 miliardi di euro di vendite (+2,3% sul pari periodo 2019), contro una Francia mai così in basso e un trend in rosso del 25,7% (998 milioni di euro).
Lo scenario, esattamente invertito rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è influenzato più dai dazi aggiuntivi che dal Covid-19. Basti pensare come oltre al -25,7% a valore della Francia – con i vini fermi a -32,5% –, anche Spagna (-11,8%) e Germania (-34,4%) registrano cali pesanti, che contribuiscono in maniera decisiva alla contrazione complessiva dell’import di vino statunitense sul periodo (-10,5%).

Al seminario ha partecipato anche Alison Napjus, redattore senior per Wine Spectator, la prestigiosa rivista Usa che lo scorso anno promosse un sondaggio che dimostrò come il Brunello fosse al vertice delle preferenze da parte dei consumatori statunitensi.