Dalla moda al vino, da Spagna e Austria a Montalcino: la storia di Pinino

Ambita meta della borghesia di Montalcino fin dall’Ottocento, l’azienda Pinino sorge nella collina di Montosoli, sul versante nord della città del Brunello. Inizialmente casa colonica, nel 1874, su idea dell’avvocato Tito Costanti, uno degli intellettuali che inventarono il Brunello, nel 1950 si trasformò in azienda vitivinicola, una fra le prime ad essere iscritta all’albo dei vigneti dei produttori di Brunello e tra i fondatori del Consorzio. Dal 2004 l’azienda è diretta da due famiglie straniere che, unite da un’amicizia quarantennale e dall’amore per la cucina raffinata e per il buon vino l’hanno ampliata con l’acquisto di nuovi vigneti e con un progetto per una nuova cantina.

Max Hernandez, figlio di un produttore di vino nella Doc Toro, emigrò giovanissimo in Inghilterra e poi in Germania, dove ebbe grande successo nel settore della moda. Silvia Fernandez, sua moglie, proviene da una famosa famiglia di attori spagnoli. Andrea Gamon, austriaca di origini italiane (vive in Austria col marito Hannes), lavorava con Hernandez e decise di seguirlo quando scelsero di investire in un’azienda vitivinicola a Montalcino, per la loro predilezione per i vini toscani e il Brunello in particolare. E così, dal 2004, tutti e quattro sono proprietari di Pinino.

“Abbiamo 20 ettari complessivi dei quali circa 16 di vigneto tutto iscritto a Sangiovese, tra 7,66 ettari a Brunello, 3,75 a Rosso e 4,79 a Sant’Antimo – racconta Enrico Furi, direttore dell’azienda da quasi quindici anni – i vigneti si trovano in due posizioni con tipologia di terreno differente: Pinino, nel versante nord della collina di Montalcino, è caratterizzata da galestro, tufo e scheletro, mentre a Canchi, vicino a La Fortuna, predominano argilla e tufo”.

45.000 le bottiglie annue di Brunello, 30.000 quelle di Rosso di Montalcino, mentre sono due le linee di produzione. “La linea principale, di qualità superiore, è Pinino, che vendiamo nel settore Horeca. Facciamo il Rosso di Montalcino, l’Igt, il Brunello, il Brunello Riserva Pinone nelle annate a 5 stelle e dalla vendemmia 2015 anche una selezione di Brunello Vigna Pinino. Poi c’è la linea Cupio, che va nella grande distribuzione: qui abbiamo il Brunello annata e il Rosso di Montalcino”.

La differenziazione dei canali di vendita ha consentito di ammortizzare un calo che a causa del Covid è stato comunque del 30%. “Vendiamo in tutto il mondo, gli Usa valgono la metà e gli effetti si sono visti. Nella grande distribuzione invece il trend è stato diverso: abbiamo due grandi linee nell’Italia settentrionale, e mentre in una c’è stata una flessione del 20%, nell’altra c’è stato un aumento del 30%. In estate avendo solo vini rossi siamo stati un po’ fermi, speriamo di ripartire per le festività di Natale”. Ad ispirare positività sono l’appeal che continua ad avere il Brunello, l’ottima qualità della vendemmia 2020 da poco conclusa e il progetto delle famiglie Hernandez e Gamon di ampliare di 1.600 metri la cantina, per dare ancora più prestigio ad una denominazione che risplende in tutto il mondo.