Molino della Suga, il gioiello di Cantine Bonacchi

Andrea Bonacchi

Nel mondo del vino da quattro generazioni, la famiglia Bonacchi, originaria di Quarrata (provincia di Pistoia), conta un centinaio di ettari vitati sparsi per la Toscana, dal Chianti Montalbano al Chianti Classico fino al Brunello di Montalcino, con l’azienda Molino della Suga, acquistata nel 2001 dai Cinelli Colombini. “Inizialmente c’era una piccola cantina di vinificazione e stoccaggio e 11 ettari di vigna”, racconta Ivan Misuri, enologo di Bonacchi dal 2007. Adesso l’azienda, il cui nucleo centrale è composto da un vecchio mulino che risale al XVI secolo, presenta anche due appartamenti per l’attività di agriturismo e una superficie vitata che è quasi triplicata e conta 6 ettari di Brunello, 3 di Rosso di Montalcino e altri 22 ettari di Igt Toscana, Chianti Colli Senesi e Vermentino, non ancora entrati in produzione.

Ivan Misuri, enologo di Bonacchi

50.000 le bottiglie annue di Brunello, 30.000 quelle di Rosso di Montalcino. L’export vale il 70% e i mercati principali sono Usa, Russia e Cina, “mentre il Rosso di Montalcino – sottolinea Misuri – va più in Italia, nella grande distribuzione”. La Gdo è un canale su cui Cantine Bonacchi, guidata attualmente da Andrea Bonacchi, punta molto. Anche per questo l’effetto Covid è stato meno negativo del previsto. “La grande distribuzione non ha risentito del virus, anzi. Ha aumentato i volumi di vendita. Tutto questo ha bilanciato il calo del canale Horeca. Nel complesso il bilancio è positivo. La grossa incognita saranno i prossimi mesi, ma il Brunello fa dormire sonni tranquilli per il suo appeal, per l’ottima annata e i grandi punteggi ottenuti dalla critica internazionale e per il quantitativo facilmente assorbito dal mercato. Nel Chianti, per esempio, dove c’è sempre un surplus, il Covid ha impattato molto di più”.

“Molino della Suga – conclude l’enologo – rappresenta l’azienda di eccellenza e di prestigio della famiglia, ed è anche il posto dove si sono riversati la maggior parte degli investimenti degli ultimi anni, sia in termini di cantina che di vigneto. Investimenti che continueranno anche in futuro, c’è già in progetto di ampliare il vigneto di un’altra decina di ettari. Perché il Brunello rientra nel gotha del vino italiano, e non solo”.