La storia di Greppone Mazzi, la “chicca” del Gruppo Ruffino

Fianco ripido e scosceso. È il significato di “greppo”, parola che caratterizza bene le aspre prendici della collina di Montalcino e dà il nome ad alcune aziende vinicole di Brunello come Greppone Mazzi, villa settecentesca che ospita nel suo cortile un’antica cisterna adornata con una stella in ferro, icona che simboleggia le ambizioni celestiali dei produttori di vino ed è raffigurata sull’etichetta del solo vino prodotto, il Brunello di Montalcino. La tenuta è di proprietà dal 1979 del Gruppo Ruffino, realtà vinicola toscana ultracentenaria, storicamente legata al Chianti e al Chianti Classico, che recentemente ha allargato la propria visione estendendo i confini in Veneto. Ruffino, di proprietà dal 2011 della multinazionale Constellation Brands, conta quasi 300 dipendenti, mette insieme 600 ettari vitati, produce 33 milioni di bottiglie annue e nel 2020 ha fatturato oltre 130 milioni di euro.

“Greppone Mazzi è la nostra punta di eccellenza – racconta l’amministratore delegato Sandro Sartor – abbiamo circa 25 ettari vitati a Brunello in due corpi distinti, uno proprio sotto Il Greppo di Biondi Santi e un altro verso Sant’Antimo. L’unica etichetta è il Brunello di Montalcino, produciamo 30-35.000 bottiglie annue che finiscono nei mercati d’Italia, Europa, Usa e Canada”.

Tutte le tenute di Ruffino sono in conversione al biologico e la prima azienda bio sarà proprio Greppone Mazzi. “L’annata 2021 sarà la prima certificata – continua Sartor – abbiamo già il certificato della qualità sostenibile e tutte le tenute toscane sono “biodiversity friend”. Puntiamo molto sulla tematica della sostenibilità”. Lo testimonia “Ruffino Cares”, un programma di ampio respiro che unisce tutti i progetti della responsabilità sociale di impresa e fonda il proprio impegno su tre aspetti principali: l’ambiente, e non solo con le crescenti scelte nel biologico, il bere responsabile (l’educazione al vino, sostenuta tramite diverse iniziative in partnership con il Comune di Firenze. Sandro Sartor è stato di recente nominato presidente di Wine in Moderation, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile) e, infine, l’impegno verso gli altri, il “giving back”, attraverso una serie di progetti solidali come una raccolta fondi per la Fondazione Meyer di Firenze.

“Tutti questi principi, legati alla sostenibilità, alla qualità e al biologico, li applichiamo anche a Montalcino – conclude l’amministratore delegato – Greppone Mazzi per noi è una chicca, una bella realtà, anche storica. Il Brunello deve rappresentare il territorio e di conseguenza deve essere molto tradizionale. Penso all’utilizzo di cloni sempre più adatti, alle botti grandi e a vini molto classici. Il nostro gruppo continuerà a dedicare la massima attenzione e cura verso quella che è una delle denominazioni più importanti d’Italia e del mondo”