L’enoturismo, nato a Montalcino, come leva per la ripartenza del Belpaese. Presentato oggi a Roma il manuale sul turismo del vino scritto a quattro mani dal senatore Dario Stefàno e dalla produttrice di Brunello Donatella Cinelli Colombini

Quando 30 anni fa i primi enoturisti muovevano i primi passi nell’Italia del vino, le cantine del Brunello aprivano le porte e tra i suoi vigneti si immaginava già il futuro, quello di un luogo che, dalla storia contadina ma con un “humus intellettuale” fertile e vivace, già celebre per i suoi vini nei secoli passati tra poeti e letterati, oggi è famoso in tutto il mondo. Perché è a Montalcino che è nato l’enoturismo, da un’idea di Donatella Cinelli Colombini, produttrice di Brunello e fondatrice del Movimento Turismo del Vino, che adesso ha scritto insieme al senatore Dario Stefàno il primo manuale dedicato al turismo del vino dopo l’approvazione della legge nazionale, che porta la firma dello stesso Stefàno. “Turismo del vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche” (Edagricole), questo il titolo del libro, presentato oggi a Roma, nella sala stampa del Senato della Repubblica, insieme ai Ministri della Cultura, Dario Franceschini, del Turismo, Massimo Garavaglia e delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, tutti d’accordo nel sostenere un “piano strategico” affinchè il turismo del vino aiuti l’Italia a ripartire dalla pandemia.

“Aver normato l’enoturismo – ha commentato il senatore Stefàno, presidente della Commissione Politiche europee – è stato un primo obiettivo importante per un Paese come il nostro che vanta una ampelografica unica al mondo e una potenzialità di sviluppo senza eguali, che però necessitavano di una legittimazione normativa. Ora a quel passaggio deve seguire una capacità strategica fuori dal comune, perché l’enoturismo può essere una leva competitiva importante anche in chiave di ripartenza, poiché ci permette di qualificare l’offerta turistica con tratto identitario esclusivo, qual è il nostro vino”.

Bisogna, dunque, tener conto dei cambiamenti intervenuti nell’enoturismo a seguito dell’epidemia Covid19, ha sottolineato Donatella Cinelli Colombini, “che sono essenzialmente quattro: la necessità delle cantine di differenziarsi di fronte a visitatori che chiedono esperienze e scoperte, il ruolo accresciuto della connettività internet e le nuove modalità di prenotazione, il cambio di target con una crescita delle donne e degli “enoturisti per caso”, gli effetti di una sensibilità ambientale più accentuata che in passato. Occorre seguire l’esempio dei Paesi – come Australia e Scozia – che hanno riattivato turismo e i consumi nella ristorazione puntando sulle eccellenze enogastronomiche”.

“La cultura del vino è parte integrante dei caratteri originali del nostro Paese, anche nel suo aspetto fisico, se non altro perché contribuisce a rendere unico il paesaggio della Penisola al punto che alcuni territori vitivinicoli sono riconosciuti patrimonio Unesco. Una eccellenza tutta italiana da scoprire o riscoprire in queste pagine”, così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, alla presentazione del libro.

“Se in passato – ha detto Patuanelli – il vino ha contribuito alla creazione del Paese come lo vediamo oggi, pensiamo a cosa sarebbero Montalcino senza il Brunello, nel presente dobbiamo sostenere i produttori destinando al settore grossa parte delle risorse, e investire prima di tutto in digitalizzazione”.

“Un libro interessante, curioso, pieno di aneddoti, che ci fa scoprire le Regioni d’Italia inseguendo i propri vini… E che Dio benedica gli astemi che non sanno quel che si perdono!”, ha infine concluso il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia.

“Il vino necessita di questi sostegni. La presenza di tre Ministri – dice il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, presente alla presentazione del libro – dimostra come il vino sia fondamentale nei loro settori, importanti per il nostro Paese”.