Il vigneto a Montalcino è un bene rifugio. C’è chi vende …

Non è una novità che, anche in tempi di crisi, investire sui vigneti d’eccellenza del Belpaese, sembra essere l’affare migliore. Il vino italiano, forte del successo legato all’export, è ormai primo per il rapporto qualità/prezzo, la ricchissima articolazione delle sue tipologie e l’immagine. E l’Italia resta decisamente il contesto migliore per fare business attraverso il vino ed i vigneti.
In questo contesto, poi, Montalcino, rappresenta uno dei territori in Italia a registrare il maggior numero di acquisizioni. Cresce, infatti, la fama del Brunello e crescono anche le richieste di acquisto delle aziende vinicole sia da parte di imprenditori italiani che stranieri.
L’ultima dimostrazione, conferma dell’appeal che questo fazzoletto di terra evoca nel mondo, la vendita, per 4 milioni di euro, della cantina Le Macioche acquistata, a settembre 2014 da tre imprenditori e amici, Massimo Bronzato, Stefano Brunetto e Riccardo Caliari, uniti anche dalla passione per il vino che li ha condotti all’acquisto di una realtà produttiva proprio nella culla del Brunello.
C’è poi un’altra cantina storica di Montalcino che potrebbe vedere, a breve, un passaggio di mano, una tra le più apprezzate in Italia e all’estero. Si tratta della Cerbaiona di Diego e Nora Molinari che sembrano essere in procinto di vendere. “Siamo convinti di voler vendere ma fino ad oggi le trattative che abbiamo portato avanti non ci hanno soddisfatto – racconta Nora Molinari alla Montalcinonews – e siamo ancora a lavoro. Avevamo degli accordi con un gruppo romagnolo che si sono interrotti e la trattativa è ancora aperta ad altri investitori”. L’azienda Cerbaiona nasce nel 1977, con Diego Molinari ex comandante dell’Alitalia, che stanco di solcare i cieli di tutto il mondo decide di fermarsi e mettere radici. Insieme a sua moglie Nora compra a Montalcino una tenuta di 15 ettari, di cui 3 vitati, con una bellissima casa padronale. La prima etichetta di Brunello esce con l’annata del 1981. Il Brunello del “Comandante”, cosi viene chiamato Diego a Montalcino, è un Brunello assolutamente tradizionale molto legato alla tipicità del territorio, un territorio che, con chiara evidenza, attrae enoappassionati che decidono di investire sul “re” del Sangiovese e su Montalcino.

Focus – Le acquisizioni a Montalcino dagli anni ’70 ad oggi
Sono gli anni Settanta a vedere l’inizio della “corsa al Brunello” da parte di compratori italiani o forestieri. Si parte partire dai pionieri degli investimenti stranieri a Montalcino, come la famiglia italo-americana Mariani che, nel 1978, ha acquisito e ideato la Castello Banfi, proseguendo con Il Palazzone, acquisito nel 2000 da Richard Parsons, ex ad di Time Warner e Citigroup (e consigliere del presidente Usa, Barack Obama), fino al gruppo del Caffè Illy, dal 2008 proprietari della cantina Mastrojanni. Risalgono invece al 2011, l’acquisto da parte di Louis Camilleri, ceo del colosso Philip Morris International, della Tenuta Il Giardinello e la vendita di Poggio di Sotto a Claudio Tipa, patron di ColleMassari e zio di Ernesto Bertarelli. Nel corso del 2012 c’è stata la vendita della proprietà Poggio Landi, la tenuta della famiglia Cinelli Colombini, tra le più antiche di Montalcino (“fisicamente” staccata dalla storica Fattoria dei Barbi) a un imprenditore argentino; l’acquisto della Tenuta Oliveto, di proprietà della famiglia Machetti, da parte della Soleya International Corporation di Panama, e l’annuncio di nuove acquisizioni da parte uno dei brand più importanti del Belpaese enoico, Saiagricola, che investirà ancora sulla cantina La Poderina. Mentre nel 2013, il passaggio del testimone è stato quello in merito una delle più antiche cantine del Brunello di Montalcino, Argiano, di proprietà della contessa Noemi Marone Cinzano, venduta a un gruppo di investitori brasiliani.