L’arte degli speziali e le piante a Montalcino. Se ne parla alla Festa della Santa Croce

L’arte degli speziali, le erbe e le piante, simbolo del territorio, e il vino a Montalcino. E poi, un quesito. Le erbe e le piante presenti nella collina di Montalcino hanno contribuito a rendere il nostro terroir così adatto ad accogliere le uve Sangiovese in modo da far nascere il mito del Brunello?. Questi i concetti oggetto di riflessione al dibattito che si è tenuto ieri, lunedì 14 settembre 2015, alla Croce, piccolo borgo poco distante dal centro di Montalcino, alla presenza dell’enologo Paolo Vagaggini, il presidente dell’Arte degli Speziali della Contrada della Pantera di Siena Stefano Maestrini, ed i professori Bruno Bonucci e Raffaele Giannetti. Una festa, quella dell’Esaltazione della Croce, che vuole ricordare, in chiave più attuale, la ricorrenza in cui i priori si riunivano proprio in questo luogo per decidere la data di inizio della vendemmia.
“Le piante – ha esordito il professore Raffaele Giannetti – hanno un forte legame con la simbologia che prende senso solo quando i simboli sono due e solo qualora siano messi in relazione ed inseriti in un sistema. Nessuna pianta significa niente se non al contempo inserita in un codice. Le piante, distratte da erboristi e speziali che le hanno utilizzate per scopi curativi, come ritenuto nel V secolo avanti cristo, sono una società vegetale analoga alla società degli esseri viventi”.
“È molto difficile – ha commentato l’enologo Paolo Vagaggini – rispondere alla domanda oggetto del dibattito. Bisogna tener presente anche dell’”abuso” che in qualche modo viene fatto della parola autoctono. Cosa vuol dire? Quali sono le piante autoctone di un territorio? Detto questo è innegabile che a Montalcino il Sangiovese, vitigno autoctono, viene particolarmente bene: si è evoluto in un ambiente particolare, in un terroir speciale dove il clima, il terreno, la vicinanza con il Monte Amiata, portatore di galestro e argilla, e il fiume Orcia, hanno contribuito alla sua evoluzione. Sono molte le piante – ha concluso Vagaggini – sul territorio di Montalcino che contribuiscono a donare determinati aromi e profumi, come ad esempio il corbezzolo e il rosmarino, ma non solo. Franco Biondi Santi, ad esempio, quando degustava il suo vino, lasciava il bicchiere vuoto e mi faceva annusare il sentore di castagna. È tutto molto interessante ma per rispondere a questa domanda devono essere eseguiti degli studi più approfonditi”.
È intervenuto poi il professore Bruno Bonucci riportando degli scritti con oggetto le mansioni degli speziali risalenti al medioevo: “Una testimonianza del 1449 – racconta Bonucci – reperita dal professore Mario Ascheri ci informa del ruolo degli speziali nella stipula della condotta medica tra il medico e il Comune. Essi avevano il compito di contribuire al pagamento del medico e beneficiare al contempo del saldo delle prestazioni mediche eseguite dal medico stesso. A partire dalla fine del ‘500 gli speziali redigono uno statuto che prevede, fra le tante, l’attenzione verso la qualità dei prodotti e il contenimento dei costi, e il controllo, da parte del medico, del garzone”.
Bonucci ha proseguito nelle letture parlando di Clemente Santi, speziale a Montalcino verso la metà del ‘700: “A Montalcino c’erano due speziali: la famiglia Angelini, che si trovava in Piazza del Popolo, e i Vaccareggi, che si trovavano in via Matteotti, le due attuali farmacie presenti oggi. Alla morte di Angelini, la spezieria viene data a Boldrini inizialmente e, successivamente alla sua morte nel 1743, al fratello, che la dona all’Ospedale “Santa Maria della Croce” il cui rettore all’epoca era Tullio Canali, erudito e storico di Montalcino. L’ospedale affida la spezieria, fino al 1782, a Clemente Santi che sposerà Caterina Canali, figlia del rettore, e da cui avrà il figlio Luigi Santi e da qui, prenderà via la storia, solo a metà dell’800, del Greppo e della famiglia Biondi Santi, signori del Brunello”.
“Storia, etica, tradizioni e caratteristiche degli arti e mestieri che nel territorio della Contrada facevano bottega”. Questa la mission dell’associazione creata da un gruppo di soci della Contrada dal nome “L’Arte degli Speziali della Contrada della Pantera di Siena” raccontata dal Presidente Stefano Maestrini. “Molti ricchi mercanti – ha raccontato Maestrini – provenienti da Lucca, arrivarono a Siena grazie al traffico di spezie che arrivavano dal vicino porto di Talamone. Si insediarono tutti a “Stalloreggi”, l’attuale zona sede della Contrada della Pantera, che all’epoca era appunto il simbolo di Lucca. Le spezie erano il motore commerciale di quel periodo e divennero un commercio assai proficuo, venivano utilizzate nei medicinali, negli alimenti e così come nei trucchi ma erano beni di lusso, che solo i ricchi signori potevano permettersi”.
Al dibattito è seguita una cena di beneficienza, i cui proventi saranno suddivisi tra la Confraternita di Misericordia di Montalcino, il Gruppo Donatori di Sangue e la Filarmonica Giacomo Puccini, e una lotteria con in palio prestigiosi premi donati dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino e dalle cantine CrocediMezzo e Mastrojanni.