Montalcino capofila per investimenti americani in Italia

A Montalcino vigne e cantine sono beni rifugio come l’oro e i preziosi. E in un periodo in cui, nei confronti dell’Italia sembra essersi rinnovato un interesse delle banche d’affari e di privati americani, il territorio del Brunello risulta essere all’avanguardia e portabandiera di una made in Italy vincente. Sono molti infatti gli investitori americani che hanno scelto, negli anni di acquistare terreni a Montalcino e divenire produttori di Brunello. Ultimo vendita, pari a 6 milioni di euro, è quella della cantina la Cerbaiona che da Diego e Nora Molinari, da 38 anni proprietari dell’azienda di Montalcino, passa nelle mani del gruppo guidato da Gary Rieschel, fondatore di diverse società di venture capital, per anni nella Midas List di Forbes, ora al timone della Qiming Venture Partners di Shanghai.
Paesaggio mozzafiato, produzione ad alto valore aggiunto e vino come “forma estetica” sono i requisiti che portano l’agricoltura ad essere uno dei pochi settori, in tempo di crisi, in controtendenza e che fanno della terra e della vite un bene rifugio, attrattore di investimenti. E Montalcino, come riportato anche da uno studio nel 2013 di Assoenologi, l’organizzazione nazionale di categoria che raggruppa e rappresenta i tecnici del settore vitivinicolo, rappresenta uno dei territori in Italia con maggiori acquisizioni.
Ma la Cerbaiona rappresenta soltanto l’ultima di una lunga serie di acquisizioni americane a partire dai pionieri degli investimenti stranieri a Montalcino, come la famiglia italo-americana Mariani che, negli anni ’70, ha creato la Castello Banfi, proseguendo con Il Palazzone, acquisito nel 2000 da Richard Parsons, ex ad di Time Warner e Citigroup (e consigliere del presidente Usa, Barack Obama), Casanuova delle Cerbaie comperata dal newyorkese Roy Welland, per arrivare al 2011, quando Louis Camilleri, ceo del colosso Philip Morris International, acquista la Tenuta Il Giardinello.