“Architettura o Bioarchitettura?” il convegno by MontalcinoBIO e OCrA

“Architettura o Bioarchitettura?” è il titolo del convegno organizzato dalla Scuola Permanente dell’Abitare in collaborazione con il Comitato per Montalcino BIO che venerdì 22 aprile 2016 sarà di scena nelle stanze di OCrA, Officina Creativa dell’Abitare.
Ad intervenire Edoardo Milesi, architetto e direttore della Scuola Permanente dell’Abitare e il professor Gaetano Di Pasquale del dipartimento di Agraria Università Federico II di Napoli – Associazione Land.is che parleranno di “Architettura, edilizia, ecologia” l’uno e della “certificazione storica del paesaggio e dei prodotti tipici: una nuova frontiera del marketing territoriale?” l’altro.
“La nostra società – spiega Edoardo Milesi – sempre più specializzata ci porta ad apprezzare lo specialista, ma gli spazi per l’uomo sono organismi complessi a somiglianza della complessità umana, non possono essere affidati a scienze specifiche che non comunicano tra loro. Per questo l’architettura non può fondarsi su rimedi tecnologici che, invecchiando rapidamente, mettono l’opera fuori dal tempo. Dobbiamo anche smettere di parlare di bioarchitettura e di architettura sostenibile. Il progetto dell’architetto se non ha questi requisiti non parla la lingua dell’architettura. Architettura si occupa dell’abitare dell’uomo, un bisogno primario quindi necessariamente legato alla vita. Riducendo alla sintesi la definizione di sostenibilità direi che è insostenibile il programma che non porta ai risultati prefissati e non è in grado di innescare altri processi nel tempo della sua vita. Insostenibile se non guarda avanti, se non è un atto di ottimismo e se l’opera che deve generare il processo non è ospitale, confortevole e non nel senso della consolazione passiva bensì nell’attivare energia, compresi i processi critici”.
“In Italia – racconta Gaetano Di Pasquale – la domanda di turismo rurale di qualità è in continua crescita e sta determinando una conseguente maggiore domanda di servizi e prodotti adeguati. La straordinaria ricchezza di borghi, monumenti e prodotti alimentari del territorio italiano corrisponde ad una altrettanto straordinaria stratificazione di paesaggi agro-forestali, ad oggi ancora poco conosciuti e valorizzati. In molti casi la dimensione storica del paesaggio è ancora perfettamente visibile sia in termini di piante, che di strutture, ed è per questo possibile oggetto di narrazione a fini turistici. Perché il paesaggio rurale è, per definizione, il luogo della autenticità, il luogo dell’agricoltura da cui sono nati la biodiversità e le tipicità eno-gastronomiche… Se per valorizzare il territorio si deve investire sui suoi valori, si deve ricordare che il paesaggio rurale è la sommatoria di molti dei caratteri del Brand Italia che vendiamo (bellezza del territorio, agricoltura, biodiversità, cibi, vino, artigianato etc). La Brand Identity non può prescindere da un’operazione di riappropriazione della cultura del paesaggio come luogo di origine autentico di molta parte del Brand Italia. Da un altro punto di vista è interessante notare come negli ultimi tempi siano partite diverse esperienze di valorizzazione di prodotti esistenti o di vera e propria creazione di nuovi marchi o nuovi prodotti alimentari prendendo spunto anche dai dati della ricerca scientifica; la “farsiccia” in Umbria, il “pane di Angera” in Lombardia, il vino a Pompei e a Siena, e il recente Progetto Farfalla finanziato dalla Regione Toscana e finalizzato alla Identificazione, valorizzazione e conservazione di specie varietali e delle tecniche di coltivazione agricola nella Toscana centro-meridionale, sono tutte esperienze che indicano un interesse sempre maggiore verso la storia del prodotto e del suo territorio, che ha come mezzo di identificazione il paesaggio. Si tratta di un processo che si muove prevalentemente dal basso, e che riflette un problema di mancanza di formazione di specialisti che ha diverse implicazioni in termini di valorizzazione e marketing territoriale”.