Cuore bio e passione di famiglia: Il Cocco, tra Brunello ed elogio della biodiversità

Una storia, una famiglia, una filosofia: produrre bellezza valorizzando la biodiversità. Benvenuti al Podere Il Cocco, un mondo che profuma di storia ma che trova linfa vitale nelle idee della gioventù. Partiamo dal nome: Il Cocco si ricollega a “Ser Cocco Salimbeni” che come ha ricordato l’azienda, nel 1400 abitava nella Rocca di Castiglione d’Orcia e con le sue milizie controllava la Via Francigena. Dal lontano 1700, invece, Il Cocco è di proprietà della famiglia Bindi che in origine affidava la conduzione delle proprie terre alla mezzadria. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, i Bindi però non hanno mai mollato il loro gioiello che è cresciuto nei decenni percorrendo strade diverse in coincidenza con i tempi che cambiavano. L’agriturismo fu lasciato nel 1955 da Gino a Giovanni che avviò l’attività turistica nel 1972 e, allo stesso tempo, effettuò il rimboschimento, sviluppò il turismo e mantenne le vigne per uso familiare. Oggi l’azienda vede al timone il giovane nipote Giacomo Bindi, che, insieme ai fratelli Ettore, Domitilla e Stefano, ha intensificato la produzione di vino ed olio ed ampliato l’offerta turistica.

L’azienda si trova nel versante sud, nella zona del Passo del Lume Spento, in uno dei punti più alti del territorio di Montalcino a 600 metri slm. Gli ettari a vigneto sono 2.5 e in più c’è una proprietà a San Giovanni d’Asso con 7 ettari ad oliveto, 1 ettaro a frutteto con 500 piante e una varietà di prodotti che comprendono, tra gli altri, mele, susine, fichi e melograni. Complessivamente sono 30 gli ettari, per una produzione che si aggira sulle 10.000 bottiglie (tra cui 4.000/5.000 di Brunello di Montalcino). Il 50% del vino è destinato alla vendita a privati, la quota export non è maggioritaria. Dal 2000 Il Cocco è azienda certificata biologica. “Il nostro obiettivo principale è la differenziazione dei prodotti – spiega Giacomo Bindi – quindi non solo vino che è comunque fondamentale. Cerchiamo l’eccellenza nella biodiversità, questa è una parola chiave per noi, siamo in un ambiente vivo e pieno di vita”. E non a caso Il Cocco custodisce migliaia di piante aromatiche (rosmarino, lavanda, timo…), con i seminativi che coprono uno spazio importante nei volumi dell’azienda che ha anche una tartufaia per il tartufo bianco a San Giovanni d’Asso, una delle capitali internazionali di questa prelibata eccellenza.

“La nostra forza è anche l’accoglienza – continua Bindi – grazie all’agriturismo che conta 5 camere doppie, il ristorante e la sala per le degustazioni”. L’azienda è composta da due Poderi: Il Cocco a Montalcino e La Villa a San Giovanni d’Asso. Nel podere Il Cocco c’è l’agriturismo, la cantina e le vigne mentre nel podere La Villa si pensa alla produzione di olio extra vergine di oliva, al tartufo delle crete senesi e al vinsanto. Alla svolta biologica ha contribuito Mirco Bindi, medico oncologo appassionato di agricoltura che, a partire dagli anni 2000, ha iniziato a sperimentare l’agricoltura biologica che a Il Cocco prevede l’uso di trattamenti biologici con basse dosi di rame e zolfo e l’uso di concimazioni naturali secondo le antiche tradizioni contadine utilizzando lo spazio interfilare con colture di grano, orzo e fave al fine di fornire sostanze organiche ed impedire il dilavamento dei terreni.