A Francesco Versio, la terza edizione del Premio Gambelli

Si chiama Francesco Versio, compirà trent’anni in agosto, vive a Neive in provincia di Cuneo, dove lavora dal 2011 come enologo per un marchio di prestigio, la Cantina Bruno Giacosa. Particolare curioso, alla professione di enologo (cui è arrivato grazie alla laurea di primo livello sul “Profilo cromatico dei principali vini bianchi di Langhe e Roero” e alla magistrale con l’argomento “Messa a punto di un metodo per il monitoraggio delle cessioni di mannoproteine  in vini affinati sur lies”)  abbina quella per la musica: si è infatti diplomato in Teoria musicale e solfeggio al Conservatorio Ghedini di Cuneo e poi  in Pianoforte complementare al Conservatorio Statale di Alessandria.
Ancora una “firma” made in Piemonte, ed è la terza su tre edizioni dopo quelle dell’astigiano Fabrizio Torchio e del torinese Gian Luca Colombo,  nell’albo d’oro del Premio Giulio Gambelli,  organizzato da Aset (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) e da Igp (il blog network I Giovani Promettenti) per onorare la memoria di un grande “maestro del vino”, e ospitato quest’anno dal Consorzio del Brunello di Montalcino, una terra e un vino che – come del resto il Chianti Classico e il Nobile di Montepulciano – conservano forte il ricordo della figura e dell’opera di Giulio Gambelli.
La giuria ha scelto il vincitore tra i 16 enologi, tutti rigorosamente under 35 come da regolamento del premio, che hanno avuto accesso alla finale sui 46 segnalati da un panel composto da 35 giornalisti del settore enogastronomico. Quarantasei i vini in degustazione per la giuria, che, composta da dieci membri, si è riunita nella sede del Consorzio del Brunello di Montalcino: tutti espressione di tipicità delle regioni vinicole dell’intero territorio nazionale, dal Trentino alla Sicilia, dal Piemonte alla Basilicata. La giuria ha stilato una classifica che ha fatto registrare scarti minimi in un range ristretto, segno dell’ottimo lavoro svolto dai giovani enologi.
“Questo dimostra – commenta il presidente di Aset, Stefano Tesi – che i giovani enologi lavorano a recuperare uno stile autentico. E la “gambellianità” è uno stile, uno spirito, quindi non è definito con esattezza. Ognuno lo intende come crede e questo è il bello del Premio. Serve a capire come è intesa la “gambellianità” e a discutere intorno ad essa. Per questo, il premio va al lavoro degli enologi, e non ai vini, che sono solo uno strumento di giudizio”.
“E’ stata una piacevole sorpresa – commenta dal canto suo il vincitore Francesco Versio – ricevere la notizia del premio. Ed è davvero un grande onore essere qui a ritirarlo, e onorare la memoria di un uomo che ha fatto la storia del vino in Toscana”.