Marco Keller: “vi presento la mia nuova cantina tecnologica e green”

“Non volevo nè il finto antico nè il super moderno firmato dall’architetto famoso, L’idea di base era avere, dove prima c’era una collina con un uliveto, una cantina semi interrata con una facciata dall’aria “misteriosa” che al primo sguardo non ne facesse capire la funzione. Da qui la decisione di non avere portoni frontali ma solo laterali mentre le finestre sono a nastro e posizionate in alto con vetri specchianti il bosco in modo che da fuori non si veda niente”. Così Marco Keller, che a Montalcino produce Brunello al Logonovo, descrive la sua nuova cantina.
E così, la facciata si presenta rivestita di particolari pannelli fotovoltaici che, non solo hanno risolto il problema del rivestimento che non doveva essere nè finto antico nè moderno, ma appunto tecnologico e “green”, ma, data l’esposizione a sud, si è ridotto contemporaneamente anche il problema dell’isolamento termico.
La forma a imbuto del tunnel centrale ben visibile dall’esterno perché aperto, oltre a convogliare lo sguardo sulla scala molto scenografica che porta agli uffici, ha anche una funzione importantissima perché permette di alloggiare, durante la vendemmia, i tavoli di cernita al riparo dal sole e dalle intemperie senza l’utilizzo di antiestetici tendoni o tettoie. All’interno del tunnel ci sono poi i portoni vetrati a tutta altezza che a sorpresa,  scoprono progressivamente, mano a mano che ci si addentra, il locale vinificazione e la barriccaia. Le mattonelle nere in basalto resistentissime dei pavimenti fanno da contrasto all’acciaio satinato dei tini e al giallo delle pareti. Corpi illuminanti studiati appositamente e non usuali in una cantina contribuiscono all’effetto scenografico e alla sicurezza sul lavoro. La doppia parete contro terra ha permesso di nascondere  nello scannafosso tutte le tubazioni e collegamenti tecnologici lasciando i locali a vista puliti.
Le gronde in zinco tedesco scoperto su un’antica chiesa in Germania (anziché nel solito rame), si adattano cromaticamente meglio al nero e al grigio dei pannelli, la balaustra in vetro del terrazzo superiore e la scritta in inox che sembra fatta da Cartier, sono l’unico tocco di raffinatezza (con il giallo Veuve Clicquot all’interno) di una struttura prefabbricata industriale altrimenti volutamente lasciata a vista. “La mia idea – prosegue Keller – è che bisogna ricordarci che una cantina è in realtà una struttura con le sue esigenze di funzionalità ed efficienza economica. Il lay out razionale, la qualità impiantistica e la sostenibilità sono le premesse per risultati futuri.
Su questi altari è stata sacrificata senza rammarico la cantina su 2 livelli “gravitazionale” del progetto iniziale. La copertura in ghiaia del tetto se non è abbastanza coreografica, perlomeno non richiede preziosa acqua per innaffiare, permettendo invece l’atterraggio degli elicotteri e lo svolgimento di eventi conviviali.
Il restauro dei casali esistenti destinati all’accoglienza ha valorizzato le facciate esterne, per il resto si è badato, con un certo minimalismo non sempre economico, alla praticità ed efficienza energetica e tecnologica, specie nella scelta dei materiali e degli impianti”.
Idee chiare per Keller nel realizzare una struttura efficiente, rispettosa dell’ambiente sia dal punto di vista estetico che ecologico, ma davvero originale e bella nella sua solo apparente essenzialità.