Balthus raccontato da Gelasio Gaetani Lovatelli d’Aragona

Il celebre conte, enologo, produttore di Brunello di Montalcino, e autore di saggi e romanzi sul vino, Gelasio Gaetani Lovatelli, celebra il grande artista Balthus in occasione della doppia retrospettiva, di scena a Roma fino al 31 gennaio 2016, curata da Cécile Debray, del Musée national d’Art Moderne – Centre Pompidou, allestita alle Scuderie del Quirinale e a villa Medici, dove Balthasar Klossowski de Rola fu per lunghi anni direttore dell’Accademia di Francia. “Era un esteta, un artista dalla vasta cultura, un uomo della Mitteleuropa, innamorato dell’Oriente e dell’Italia, un paese a cui aveva dedicato un culto particolare. Non è un caso che a pochi chilometri dalla capitale acquistò il castello di Montecalvello, un piccolo gioiello d’arte medioevale”. Così il conte Gelasio ricorda l’artista, conversando con l’agenzia Adnkronos.
“Alcuni ricordi, importanti, mi legano a Balthus -aggiunge il conte d’Aragona- L’ho conosciuto nel suo chalet di Rossinière, in Svizzera, con Dado Ruspoli nella sua disarmante e sofisticata semplicità. Camicia e foulard di seta, zoccoli in legno. Ci servì il té. Ma Balthus è anche legato alla mia famiglia, in particolare ad una mia zia, Lelia Caetani Howard, pittrice anche lei, cui Balthus fece alcuni ritratti, in mostra tra l’altro a Roma”.
“Si conobbero nella capitale e fu lei ad impartire a Balthus le prime lezioni di italiano”. Francese, da parte di madre, ma di origine polacca con ascendenti tedeschi, Balthus con la madre Baladine e il fratello Pierre vissero tra la Francia e la Svizzera, “protetto” da Rainer Maria Rilke che ne sostenne gli studi e la formazione. “La famiglia di Erich Klossowski, celebre storico dell’arte -ricorda il conte d’Aragona- era frequentata dall’élite intellettuale, non solo francese, come Pierre Bonnard, Henri Matisse, Jean Cocteau, André Gide”.
“Balthus fu figlio e discepolo di un’Europa della cultura e dell’arte”, dice ancora Gelasio Gaetani. Un universo senza frontiere, quello del conte Klossowski, secondo il conte d’Aragona, influenzato dalla pittura italiana di Masaccio, Piero della Francesca, Simone Martini, da un Oriente fonte di continue ispirazioni.
“L’incontro in Giappone con la futura moglie Setsuko, mentre era in “missione” per conto del governo francese, è stato fondamentale per la sua estetica pittorica – Sottolinea Gelasio Gaetani – Guardando il volto della moglie, ma anche della figlia Harumi, che ho frequentato per molti anni, il pensiero corre alle immagini delle sue fanciulle in fiore, di quelle adolescenti dall’incarnato chiaro, perlaceo. Volti in penombra dallo sguardo intenso, da cui si scorgono esseri malinconici e sognanti, eppure elegantissimi nella loro semplicità”.
“Tutto questo mi riporta alla bellezza apparentemente distante, non gridata, misteriosamente provocante delle donne giapponesi. Eppure – ricorda il noto wine maker – Balthus è entrato nella mia vita, molto presto, prima che venissi a contatto con il grande maestro. Ero fraterno amico di Edoardo Agnelli, che frequentavo adolescente con i miei fratelli. Nella sua casa romana, poco distante dal Quirinale, troneggiava un dipinto di Balthus, cui l’Avvocato e la sua famiglia erano particolarmente legati”.
Balthus fu profondamente innamorato dell’Italia. Dal 1961 al 1977 è direttore, a villa Medici, dell’Accademia di Francia. Frequenta Fellini, Guttuso, la “dolce vita” romana, colta ed intellettuale. “Era ossessionato dal paesaggio -dice il conte d’Aragona- Non era un pittore astratto, Balthus. Amava riprodurre paesaggi ispirandosi alle “nature” di Piero della Francesca, di Masaccio, li riproponeva in maniera assolutamente fedele”.
“Era poi innamorato dell’alto Lazio – continua Gelasio Gaetani – Fu proprio nei pressi di Viterbo che acquistò il castello di Montecalvello, spesso “ritratto” nella sua pittura. Era affascinato dalla Tuscia, forse perchè un tempo quelle terre appartenevano alla famiglia Farnese e palazzo Farnese, oggi sede dell’ambasciata di Francia, luogo ricco di storia, di fascino, di storia, era amato e frequentato da Balthus”.
Scrittore, viaggiatore, Gelasio Gaetani Lovatelli d’Aragona, è oggi considerato uno dei maggiori esperti di vino italiano, di cui è ambasciatore nel mondo. Tra le sue ultime fatiche letterarie, il romanzo, scritto a quattro mani, con Camilla Baresani “Vini, Amori” (edizioni Bompiani), mentre il prossimo anno uscirà per la casa editrice francese Assouline il libro illustrato dalle splendide immagini fotografiche di Alien Coquelle “The italian dream book- Wine, art and soul”. Un viaggio all’interno del nostro Paese rappresentato attraverso le eccellenze e la produzione del vino.
Balthus non amava il vino. “Quando ci siamo incontrati mi ha sempre offerto del té -ricorda ancora il conte d’Aragona- Ma da uomo coltissimo e innamorato dell’Italia sono convinto che apprezzasse il vino, la sua cultura, la sua storia perchè intimamente legate al nostro Paese. È curioso che all’interno del mio ultimo libro io citi un celebre pinot nero, prodotto in un’azienda di Civita di Bagnoreggio, nella tenuta di Vaiano”.
“Le vigne di questa storica tenuta sono piantate – ha concluso il noto enologo – sugli antichi calanchi della valle Tiberina, spesso ritratti da Balthus nelle vedute di Montecalvello e l’azienda vinicola ha battezzato un rosso pregiato con un’etichetta liberamente ispirata ai dipinti del grande maestro”.