Bindocci su sequestro: “niente ferma il Brunello”

“Ancora una volta un grande brand del Made in Italy è stato oggetto di un tentativo di falsificazione. Tuttavia, grazie all’ottimo lavoro e alla vigilanza delle autorità così come all’efficienza delle procedure di controllo messe in atto dal Consorzio insieme ai produttori, questa truffa è stata sventata. La complicità di un ristoratore e un operatore compiacente non basteranno mai ad imitare l’eccellenza ed unicità di un prodotto oramai ben posizionato al livello mondiale. Ovviamente, come sempre, ci tuteleremo in tutte le sedi e metteremo a disposizione degli inquirenti ogni competenza e servizio necessario. Inoltre al nome di tutto il Consorzio e del territorio di Montalcino vorrei ringraziare in modo particolare le autorità Danesi per efficacia, velocità e accuratezza delle indagini svolte e per l’importanza e le risorse dedicate al caso”. Questo il commento del presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino alla notizia del sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di 200 bottiglie di falso Brunello di Montalcino, che riportavano l’etichetta di Tenuta Fanti, e 250 di falso Amarone della Valpolicella rinvenute in un magazzino di un cuoco danese a Copenaghen.
Il sequestro, di cui si è saputo solo ora, risale al novembre 2014 e il vino contenuto nelle bottiglie si sospetta possa essere di origine spagnola, ma ad accertarlo saranno le analisi chimiche sui campioni prelevati dalle bottiglie sequestrate. È quanto si apprende da fonti vicine alle indagini condotte dal Pubblico Ministero Aldo Natalini della Procura di Siena in stretta collaborazione con i colleghi danesi.
L’indagine, come riportato da Repubblica Firenze, è stata avviata nel 2014 a seguito dell’acquisto di alcune bottiglie da parte un cittadino danese che si è rivolto direttamente a Fanti, la cantina produttrice di Montalcino denunciando sospetti sul vino comprato che presentava una lunga serie di errori di battitura nell’etichetta e che riportava identico numero di serie in tutti i contrassegni.
Sospetti poi confermati dalla cantina di Montalcino che si è rivolta al Consorzio del Vino Brunello facendo scattare le indagini.
Attualmente risulta indagato il solo cuoco proprietario del magazzino dove erano conservate le bottiglie sequestrate e le ipotesi di reato sono frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Le bottiglie di falso Brunello e Amarone erano infatti vendute a circa un terzo del reale valore di mercato.
Dagli accertamenti in corso non risulterebbero italiani nell’organizzazione di contraffazione, le lenti della procura di Siena e dei colleghi di Copenaghen, dove è stato trasferito il procedimento, si starebbero concentrando su un imprenditore tedesco appassionato di vini e sul titolare dell’azienda spagnola con cui il cuoco indagato aveva stretto rapporti commerciali acquistando le bottiglie di falso Brunello e Amarone.
Secondo gli investigatori, questa è solo la punta dell’iceberg di un giro internazionale di vini italiani contraffatti e che sia solo una piccola parte di un carico ben più consistente. Gli accertamenti vanno ora avanti per risalire alla rete di fiancheggiatori e ai canali di rifornimento.