Allarme Città del Vino: “a rischio le grandi denominazioni” ma non il Brunello

Con la fusione dei Comuni sotto i 5.000 abitanti c’è il rischio caos per tante denominazioni importanti del vino Italiano. A lanciare l’allarme è l’Associazione Nazionale Città del Vino (www.cittadelvino.it) che accende i riflettori sui rischi che potrebbe comportare l’approvazione della proposta di legge che obbliga i Comuni sotto i 5.000 abitanti a fondersi, presentata alla Commissione Affari istituzionali della Camera da 20 parlamentari Pd. Un rischio concreto che potrebbe creare molta confusione ed effetti collaterali sul sistema delle denominazioni d’origine italiane, già ricca di vini conosciuti per il nome del Comune in cui sono prodotti, e con riflessi negativi anche sull’enoturismo e sulla produzione, per aspetti d’etichettatura, promozione e così via.
Un rischio che riguarda decine e decine di comuni ma che, almeno per il momento, salva Montalcino che con 5.139 anime potrà conservare il titolo di Comune; finché la demografia lo consente.
“La nostra vitivinicoltura di qualità ha anche un’altra specificità: quella cioè d’essere prodotta in tanti Comuni sotto i 5.000 abitanti – sottolinea il direttore di Città del Vino, Paolo Benvenuti – in questa prospettiva la proposta di legge sullo scioglimento dei piccoli Comuni rischia di mandare in tilt il nostro sistema di qualità. Anche su questo è necessaria una riflessione attenta e una revisione, perché un conto sono le funzioni amministrative, un altro la rappresentanza degli interessi e del valore che le amministrazioni locali hanno in dote per storia, tradizioni, patrimonio e comportamenti”.
“La vitivinicoltura italiana e il sistema delle qualità delle denominazioni – aggiunge il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon, sindaco di Conegliano – ha come riferimenti principali il vitigno e il territorio, l’origine e la tipicità, ovvero quei presupposti delle denominazioni che andrebbero rafforzati e difesi e non minacciati dall’interno, con le nostre stesse mani. L’Associazione prevede due strade possibili per scongiurare ulteriori pericoli: il Testo Unico del Vino in corso di redazione, dove abbiamo sottolineato più volte ai relatori che andrebbe specificata meglio la caratteristica identitaria dei nostri vitigni, poiché nessun Paese al mondo basa la propria vitivinicoltura su un numero così elevato di varietà (oltre 500 quelle iscritte al Catalogo nazionale e molti gli autoctoni) e la veloce approvazione della proposta di legge che riconosce il mondo del vino italiano come patrimonio culturale”.