Castello Banfi: la storia dei Supertuscan a Montalcino

Montalcino è la patria del Brunello ma anche terra di tanti altri grandi vini. Con Rodolfo Maralli, Sales & Marketing Director di Banfi parliamo della produzione della cantina dei Supertuscan. “Banfi nasce sul finire degli anni Settanta e fin da subito si decide da una parte di coltivare, ricercare e studiare e far evolvere quelli che sono i vitigni di Montalcino, dall’altra parte di provare a coltivare e sviluppare i cosiddetti vitigni internazionali. Banfi diviene un po’ “palestra” di tanti vitigni non ancora così radicati in Toscana e in Italia in particolare Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Pinot Nero, ma anche vitigni bianchi come Chardonnay e Sauvignon Blanc. Parliamo di fine anni Settanta e quindi davvero antesignani da questo punto di vista rispetto a quella che era, soprattutto a Montalcino, la caratteristica culturale. Tutti questi vini che ho citato vengono prodotti come monotivigni all’inizio degli anni Ottanta. È però alla metà degli anni Ottanta che Ezio Rivella, allora enologo e fondatore amministratore delegato dell’azienda, con una grande esperienza Oltralpe, decide di fare dei piccoli esperimenti e unire l’uva principe del territorio, il Sangiovese e i vitigni internazionali. Nasce così il “Summus” che all’epoca si chiamava semplicemente “Castello Banfi”, uvaggio di Sangiovese e Cabernet Sauvignon e Pinot Nero. L’esperienza con il Pinot Nero però ha breve durata perché in realtà questa uva così delicata, non riesce ad emergere stretta tra due “personalità” così forti, quindi dall’annata successiva, il 1988, il “Summus” avrà poi la sua formula definitiva sostituendo il Pinot Nero con del Syrah. Fu il primo vino non a base 100% Sangiovese ad insignirsi a Montalcino dei famosi “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso, per l’epoca il riconoscimento più autorevole che ci fece capire che la strada era giusta. Il “Summus” è ancora oggi uno dei vini più diffusi di Banfi nel mondo. A questo, poi seguì un altro vino, nel 1993, sempre in omaggio a questa radice latina dei nomi di questo genere di vini della nostra cantina, “Excelsus”, di taglio bordolese classico, Cabernet Sauvignon e Merlot, e quindi la volontà quasi di lanciare una sfida alla Francia riproponendo il classico uvaggio di Bordeaux ma sul territorio di Montalcino per capire quali fossero le differenze dettate solo da territorio di produzione. Poi, via via, ne sono nati altri ed è importante studiare il percorso di questo genere di vini perché ha, probabilmente, contribuito a rilanciare la ricerca e l’utilizzo sempre più massiccio dei vitigni autoctoni”.

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