Lì dove si producevano lino e canapa adesso brilla il Brunello: la storia di Poggiarellino

“La nostra azienda si trova in uno degli angoli più felici della provincia di Siena, là dove le colline si aprono verso l’armoniosa Val d’Orcia”. Lodovico Ginotti presenta così Poggiarellino, azienda e cantina di Brunello che dirige dal 1986, quando la proprietà gli fu passata in eredità dal cugino di sua mamma, Michele Cantucci, professore ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Siena. La famiglia ha gestito Poggiarellino per tantissimi anni. “Già nell’Ottocento – ricorda Lodovico – questa proprietà apparteneva a Raffaello Cantucci, ricordato anche come gonfaloniere di Buonconvento”.

Poggiarellino si estende per poco meno di 30 ettari sul versante nord del comune di Montalcino e fino alla metà del XX secolo ospitava tantissime produzioni: le attività portanti, similmente a tante altre aziende dell’epoca – vino, cereali, foraggio e allevamento – erano accompagnate dalla produzione del lino e della canapa e dalla coltura del baco da seta, “che spiega la presenza delle secolari piante di gelso che tutt’ora delimitano le strade del podere”, continua Lodovico. Con calma, pazienza e laboriosità Lodovico ha coltivato la vite e adesso cura circa 3 ettari di Brunello, “più altri due ettari di Igt, sempre di uva Sangiovese, piantati recentemente e ancora lungi dalla produzione”. Circa 14-15.000 attualmente le bottiglie di Brunello e Brunello Riserva, a cui si aggiunge il Rosso di Montalcino ottenuto per declassamento. Viene prodotto anche l’olio extra vergine, per uso prevalentemente familiare.

Ancor prima del vino, l’azienda aveva intrapreso, in tempi non sospetti, l’attività di accoglienza. “Siamo stati tra i precursori dell’agriturismo nel comune di Montalcino – spiega Lodovico– iniziammo da un appartamento e adesso siamo a quattro, per un totale di 12 posti letto ricavati da fabbricati nei secoli scorsi abitati da famiglie di mezzadri. Il corpo centrale del podere, invece, affonda le sue origini in una struttura a forma di cassero di difesa risalente al periodo basso medievale”.

Lodovico ci tiene a sottolineare il ruolo decisivo svolto dalla moglie Anna, perché “senza il suo assenso non avrei potuto intraprendere un’avventura del genere”. Un’avventura che ha regalato tante soddisfazioni. “Penso ai punteggi ottenuti dalle nostre etichette, alla medaglia d’argento assegnata all’International Wine Challenge di Londra al nostro Brunello 2000, ai commenti degli ospiti dell’agriturismo, alle persone che ci scrivono dopo aver bevuto il nostro vino, ringraziandoci. Mi ritengo fortunato a vivere in questo luogo, di cui mi sento un po’ custode, in un territorio meraviglioso ed apprezzato in tutto il mondo per la sua unicità, come altri territori italiani”.