Pionieri da secoli e storici ambasciatori del Brunello nel mondo: l’universo unico della Fattoria dei Barbi

Quando una storia d’amore per un territorio va avanti da secoli vuol dire che si è tracciata una strada importante ma anche che nessuno si è mai “adagiato sugli allori” continuando ad investire idee e risorse per crescere sempre di più. La Fattoria dei Barbi a Montalcino è sinonimo di tradizione ed esperienza ma è anche un punto di riferimento perché tante cose, oggi scontate e praticate da tutti, sono partite da qui. Basti pensare alla vendita per corrispondenza del vino che alla Fattoria dei Barbi si iniziò a fare nel lontano 1936, oppure al primo Brunello esportato in America (era il 1962) ed al “pioneristico” super Tuscan lanciato nel 1969 con il Brusco dei Barbi. Sono solo alcune delle tante intuizioni vincenti – a cui va aggiunta anche la grappa monovitigno nata nel 1974 con la grappa di Brunello – che hanno portato l’azienda a tagliare nuovi traguardi con una certa velocità grazie anche ad un bagaglio di competenza notevole e ad una curiosità che è linfa vitale per chi produce vino. Nata nel 1790 – il primo Brunello è datato 1892 – la Fattoria dei Barbi ha terreni a Montalcino ed a Scansano (con l’azienda Aquilaia dei Barbi) per un’estensione complessiva di 325 ettari: 223 sono nel territorio di Montalcino dove oltre alle viti ci sono olivi, boschi e campi. La produzione di Brunello si attesta intorno alle 220.000/250.000 bottiglie, l’export copre una quota del 50% toccando 26 Paesi con Stati Uniti, Brasile, Canada, Germania, Norvegia, Danimarca e Giappone a rappresentare i mercati di riferimento.

La proprietà oggi è di Stefano Cinelli Colombini che prosegue una storia di famiglia che vede da più di sei secoli i Colombini legati a queste terre, il cui ultimo e più prezioso frutto è il Brunello. I Colombini sono un’antica stirpe senese che ha proprietà a Montalcino dal 1352 e l’attuale Fattoria dei Barbi – costituita dalla somma di vari beni che si sono aggiunti alle proprietà della famiglia – a partire dal 1790. I primi documenti riguardo alle vendite internazionali di vino, precisamente in Francia, sono del 1817 e già dagli anni ’60 le porte delle cantina si sono aperte ai visitatori che possono compiere un viaggio enoico unico “curiosando” tra una collezione completa di bottiglie dal 1870 ai giorni nostri. L’accoglienza è un punto di forza dell’azienda ed è un progetto che nasce da lontano: fu Giovanni Colombini sul finire degli anni ’30 ad impostare la Fattoria come un piccolo villaggio in cui fosse possibile trovare prodotti di alta qualità pronti per il consumatore. La viticoltura veniva “integrata” dalla produzione di cereali e olive, oltre che dall’allevamento di pecore e maiali. Una biodiversità che continua ad essere un “plus” inestimabile per tutto il territorio di Montalcino.

E poi c’è la Taverna dei Barbi, un altro pezzo di storia. Già 50 anni fa i visitatori della Fattoria chiedevano di poter accompagnare le degustazioni di Brunello con assaggi di salumi, formaggi e magari con qualche arrosto tipico della zona o un piatto di pinci fatti a mano. Richieste che portarono l’avvocato Giovanni Colombini, nonno di Stefano Cinelli Colombini, a creare la Taverna, un luogo familiare dove potersi riposare dopo una visita in cantina e degustare i piatti tipici di Montalcino. Ancora oggi quell’idea è rimasta intatta. Nel “tour” all’interno della Fattoria merita certamente una visita il Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello che nasce dalla volontà di Stefano Cinelli Colombini di dare testimonianza dell’anima di Montalcino e che si arricchisce di oltre 1.000 metri quadrati di oggetti, fotografie, documenti, video e curiosità per scoprire le radici e le ragioni di un mito enologico mondiale.

La filosofia della Fattoria dei Barbi è chiara: conoscere e studiare la tecnologia più innovativa e sposarla alla migliore tradizione per migliorare tutto ciò che viene prodotto senza alterarne la tipicità. Il rispetto della terra e della natura sono due marchi di fabbrica. “Siamo sinonimo della tradizione e dello spirito della tradizione di Montalcino – spiega Stefano Cinelli Colombini, proprietario della Fattoria dei Barbi e attuale vicepresidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino – non siamo biologici ma è come se lo fossimo. Dal 2014 sperimentiamo vini senza solforosa aggiunta, siamo espressione della tradizionalità ma usando le migliori tecniche. La nostra storia è piena di tappe importanti: dal 1892 produciamo Brunello e siamo stati i primi a esportarlo in Europa, America ed Asia. Siamo stati produttori sin dall’800, già nel 1840 un nostro Brunello vinse un diploma in una esposizione a Bordeaux e nel 1870 il Ministero dell’Agricoltura ci premiò come secondo vino d’Italia: fu il primo riconoscimento per un vino di Montalcino. Nel 1964 ricevemmo il Torchio d’Oro come miglior vino d’Italia. Mio nonno Giovanni possiamo definirlo un innovatore, fu lui ad inventare la figura dell’agente di commercio per il vino con la vendita per corrispondenza. Nei primi anni ’60 creammo una rete commerciale che non esisteva da nessuna parte mettendo in piedi un canale moderno di vendita del vino che dette risultati più che interessanti: passammo in poco tempo da 100.000 a 200.000 bottiglie di Brunello. Fummo negli ’60 e ’70 i protagonisti del Brunello nel mondo che in quegli anni era il primo vino italiano ad accompagnare la moda del ristorante”. E la storia continua sempre nel segno dei valori di un territorio e di un vino che la famiglia Cinelli Colombini ha sempre diffuso con passione e determinazione.