Alla scoperta della Doc Sant’Antimo, che prende il nome dalla celebre abbazia

La Doc Sant’Antimo, ultima doc arrivata in ordine di tempo a Montalcino, prende il nome dalla celebre abbazia medioevale situata a pochi chilometri dalla città, fondata, secondo la leggenda, dall’imperatore Carlo Magno, e nasce nel 1996 in un concetto di “total quality”, su volontà dei produttori di qualificare tutta la produzione vinicola di un territorio in cui si possono ottenere risultati eccezionali non soltanto col vitigno autoctono per eccellenza, il Sangiovese, ma anche con le varietà internazionali.

“È una denominazione nata per consentire ai produttori di diversificare le produzioni e offrire al mercato internazionale anche altre varietà oltre al Sangiovese – spiega il Presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci – è regolata da un disciplinare di produzione, nell’ottica della salvaguardia della qualità e della garanzia per il consumatore finale, da sempre prerogative del Consorzio”.

La Doc Sant’Antimo è molto ampia e prevede diverse tipologie di vini. Vi troviamo infatti il Sant’Antimo Rosso e il Sant’Antimo Bianco, riservati al vino ottenuto dalle uve dei vitigni a bacca rossa (per il primo) e a bacca bianca (per il secondo) idonei alla coltivazione dell’ambito della Regione Toscana, e poi il Sant’Antimo Vin Santo (da uve bianche: Trebbiano e/o Malvasia minimo 70% e altri vitigni non oltre il 30%) e il Sant’Antimo Vin Santo Occhio di Pernice (da uve rosse: Sangiovese dal 50 al 70%, Malvasia nera dal 30 al 50% e altri vitigni non oltre il 30%), entrambi pure nella tipologia Riserva. Il Sant’Antimo Rosso può avere anche specificazioni di vitigno come il Cabernet Sauvignon, il Merlot ed il Pinot Nero mentre il Sant’Antimo Bianco può usufruire delle specificazioni di vitigno Chardonnay, Sauvignon e Pinot Grigio. Il tipo rosso può essere prodotto anche come Novello.

Sono 252 gli ettari vitati a Sant’Antimo a Montalcino (dati 2018), ma il vino può essere prodotto anche per declassamento da Brunello o da Rosso di Montalcino (non è invece permesso il contrario): questo consente al produttore di fare delle scelte qualitative molto ampie di vendemmia e di cantina. La resa massima dell’uva è di 90 quintali per ettaro tranne per il Sant’Antimo Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot Nero (80 quintali per ettaro) mentre la resa dell’uva in vino è del 63% (56% per Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot Nero, 31,5% per il Vin Santo). L’imbottigliamento può essere effettuato solo nella provincia di Siena. Nel 2019 sono state prodotte 171.255 bottiglie di Doc Sant’Antimo.