Brunello attrattore di investimenti e rivalutazione terreni

Terra bene rifugio, agricoltura settore in controtendenza, vino “forma estetica”, passaggio mozzafiato e produzione ad alto valore aggiunto. Sono gli ingredienti di una ricetta che molti vorrebbero preparare e, in pochi, fortunati, riescono a realizzare: investire a Montalcino, da sempre uno dei distretti produttivi più noti del Belpaese enoico e del mondo, che si conferma un forte attrattore di investimenti. L’ultima dimostrazione, conferma dell’appeal che questo fazzoletto di terra evoca nel mondo, la vendita, per 4 milioni di euro, della cantina Le Macioche acquistata, a settembre 2014 da tre imprenditori e amici, Massimo Bronzato, Stefano Brunetto e Riccardo Caliari, uniti anche dalla passione per il vino che li ha condotti all’acquisto di una realtà produttiva proprio nella culla del Brunello. A partire dai pionieri degli investimenti stranieri a Montalcino, come la famiglia italo-americana Mariani che, negli anni ’70, ha creato la Castello Banfi, proseguendo con Il Palazzone, acquisito nel 2000 da Richard Parsons, ex ad di Time Warner e Citigroup (e consigliere del presidente Usa, Barack Obama), fino al gruppo del Caffè Illy, dal 2008 proprietari della cantina Mastrojanni. Risalgono invece al 2011, l’acquisto da parte di Louis Camilleri, ceo del colosso Philip Morris International, della Tenuta Il Giardinello e la vendita di Poggio di Sotto a Claudio Tipa, patron di ColleMassari e zio di Ernesto Bertarelli. Nel corso del 2012 c’è stata la vendita della proprietà Poggio Landi, la tenuta della famiglia Cinelli Colombini, tra le più antiche di Montalcino (“fisicamente” staccata dalla storica Fattoria dei Barbi) a un imprenditore argentino; l’acquisto della Tenuta Oliveto, di proprietà della famiglia Machetti, da parte della Soleya International Corporation di Panama, e l’annuncio di nuove acquisizioni da parte uno dei brand più importanti del Belpaese enoico, Saiagricola, che investirà ancora sulla cantina La Poderina. Mentre nel 2013, il passaggio del testimone è stato quello in merito una delle più antiche cantine del Brunello di Montalcino, Argiano, di proprietà della contessa Noemi Marone Cinzano, venduta a un gruppo di investitori brasiliani.