“Risveglio agricolo”

Era il 20 agosto 1899 quando “Il Progresso” mostra di aver compreso quale fosse il vero problema dell’agricoltura a Montalcino che rimaneva nella sua arretratezza, pubblicando un articolo dal titolo “Risveglio agricolo. E a Montalcino?”.
Dopo aver mostrato i passi da gigante fatti in Italia verso nuovi metodi, razionali ed efficaci contro la malattia delle viti e degli olivi, coltivazioni di cui Montalcino già all’epoca si faceva vanto, la nascita di consorzi per l’impianto di reti a difesa dalla grandine anche nel vicino Monte Amiata, si rivolge ai possidenti di Montalcino così dicendo: “sentono i nostri proprietari affetto per l’agricoltura? Duolci dirlo, fatta eccezione per debito di giustizia dell’egregio signor Ferruccio Biondi Santi, di questo perfetto gentiluomo e benemerito cittadino che tutti i suoi capitali ha impiegato e continua ad impiegare nei mezzi più adatti a provocare lo sviluppo di tutta la potenzialità produttiva delle sue terre e specialmente dei suoi vigneti che attraggono l’ammirazione di quanti hanno occasione di visitarli, nessuno dà mostra di nutrire amore per l’agricoltura. E non solo i nostri proprietari sono restii a vivere la vita dei campi ma continuano a collocare i loro capitali nelle banche piuttosto che impiegarli in tutto ciò che deve considerarsi necessario alla coltivazione del suolo. Anziché continuare a passare le intere giornate nel gioco del biliardo oppure sui divani delle farmacie, prediligano l’aria pura dei campi per ottenere copiosi frutti dalla loro terra”.
Su questo dibattito si inserisce Ferruccio Biondi Santi che scrive una lettera pubblica nel numero del 3 settembre 1899: “mi sforzo a prendere la penna in mano, fatica per me improba … Ringrazio delle espressioni tanto, troppo benevole a mio riguardo, ma non posso negargli buone, né queste, né le altre concernenti i miei concittadini che a giudizio dell’articolista, sono sempre ai tempi di papà Noè!” anche se poi cerca di smorzare gli spigoli dicendo: “non divido davvero la sua opinione … varcando il suo accreditato giornale i limiti ilcinesi, potremmo, a tenore dell’articolo essere giudicati tutti una massa d’indolenti, di asini e peggio di viziosi ciò che, per Dio, non è vero”.
Di tutta risposta, a margine della lettera di Ferruccio Biondi Santi, il Temperini, autore dell’articolo su “Il Progresso”, conferma le sue valutazioni sui “proprietari che non sentono affatto amore per l’agricoltura” e rincarava la dose sollevando anche il problema delle condizioni in cui erano tenute le “case coloniche, in stato di sensibile deperimento”. Concludeva poi senza risparmiare nessun giudizio negativo: “nell’articolo “Risveglio agricolo” non ci sono esagerazioni, c’è invece tutta la verità che continueremo a dire piaccia o dispiaccia”.