Borsino dei vigneti: in Toscana vince il Brunello con 400.000 euro per ettaro

Alla vigilia delle “Anteprime di Toscana” con Toscana Promozione (da Firenze ai territori, dal 12 al 20 febbraio, e il 12 e il 13 c’è “Buy Wine”), WineNews, il sito più cliccato dagli amanti del wine&food, stila il borsino dei vigneti del Granducato. Dall’indagine viene fuori che i vigneti di Toscana si confermano tra i più preziosi d’Italia, avvalorando alla regione un ruolo guida non solo nel Belpaese, ma anche nel panorama internazionale dei territori più blasonati al mondo, restando in testa alle valutazioni degli addetti ai lavori, e per gli investitori, nazionali ed internazionali, continuano a rappresentare un investimento particolarmente ambito, a lungo termine.
In testa resta saldo Montalcino dove un ettaro di vigneto a Brunello oscilla tra i 350.000-400.000 euro, ma si fa decisamente sotto Bolgheri, dove un ettaro è stimato tra i 250.000-300.000 euro. A Montepulciano un ettaro di vigneto iscritto all’albo del Vino Nobile può valere tra i 130.000-150.000 euro, un valore interessante, che resta alto anche per mancanza di diritti d’impianto. Vale, invece, dai 120.000-130.000 euro un ettaro a Chianti Classico, ma con punte di 150.000 euro per gli appezzamenti più vocati nelle “sottozone” storiche, soprattutto del versante senese della denominazione.
Dare numeri precisi, su quanto vale un ettaro di vigneto, non è semplice, perché le variabili sono molteplici: si va dal costo dei diritti d’impianto all’esposizione, dalla natura geologica dei terreni all’età dei vigneti impiantati, all’appartenenza a specifiche sottozone e, naturalmente, a quella a determinate denominazioni. A complicare ulteriormente il quadro delle stime sui prezzi, la situazione economica generale ha un peso non secondario: può far levitare o decrescere il valore di quell’ettaro di vigneto in rapporto all’andamento positivo o negativo della stessa.
Dalle rilevazioni di WineNews, se Montalcino resta il territorio più “prezioso”, e, a seguire, vengono Bolgheri, Montepulciano ed il Chianti Classico, per un ettaro di vigneto a Morellino di Scansano le stime si attestano sui 100.000 euro, una denominazione quest’ultima che, specie nel recente passato, gode di un trend positivo. Per un ettaro di vigneto a Chianti le stime parlano invece di 80.000 euro che non trovano maggiore valore nelle sottozone Colli Aretini, Colli Fiorentini Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano e Montespertoli, tranne che in quella della Rufina, dove un vigneto è stimato sui 100.000 euro.
I vigneti toscani sono particolarmente ambiti dagli investitori, nazionali e internazionali, e questo ha contribuito a mantenere il loro valore elevato negli anni diversamente da quanto accaduto per i terreni destinati ad altre coltivazioni. Un ettaro di vigneto in Italia viene venduto mediamente a 36.000 euro, un prezzo particolarmente elevato se si considera che quello medio per un ettaro di terreno con altra vocazione è di meno di 20.000 euro (dati Inea-Istituto Nazionale di Economia Agraria). Di più. Negli ultimi anni, complice la crisi, perfino il mattone ha subito un calo dei prezzi, mentre i vigneti sembrano aver salvaguardato meglio il proprio peso patrimoniale.
Benché anche i vigneti italiani non siano stati esenti da fenomeni speculativi, specialmente prima della crisi, dal 2009 la “bolla” sembra essersi definitivamente sgonfiata e i prezzi hanno ritrovato un certo equilibrio, che ha portato a buone opportunità d’investimento. Fermo restando, naturalmente il fatto che esistono vigneti in Italia, e qui la Toscana detiene stabilmente il primato, che continuano ad essere immessi sul mercato con prezzi molto elevati, senza che questo ne limiti peraltro la richiesta. Si tratta dei vigneti situati nei territori più vocati e noti dell’Italia enoica, quelli i cui nomi sono ben conosciuti sui mercati internazionali e i cui prezzi seguono l’andamento di quelli delle etichette. Ma per avere ragionevoli prospettive di ritorno su questo tipo di investimento, che notoriamente è a lungo termine, è necessario anche tenere presenti non solo le variabili agronomiche, ma anche, appunto, il valore aggiunto legato alla fama del territorio, al blasone della denominazione e alla tradizione della tipologia prodotta e agli altri asset materiali e immateriali che connaturano l’azienda e il territorio. Tra questi riveste una fondamentale importanza quello della “marca” (aziendale, ma anche di territorio) che raccoglie essenziali elementi quali, identità, personalità, cultura progettuale, capacità innovativa, coscienza ecologica, storicità e know how, che costituiscono il surplus necessario nelle moderne economie del brand equity. In questo senso, le quotazioni a ettaro “chiavi in mano” hanno un valore indicativo.