Da Il Giardinello a Poggio Antico: il fascino del Brunello di Montalcino sugli investitori stranieri non finisce mai

Il vino made in Italy (con Toscana e Piemonte in primis) continua ad esercitare un forte appeal nei confronti di investitori sia nazionali che esteri. È l’analisi fatta dal giornalista Giorgio Dell’Orefice sull’edizione di ieri del Sole 24 Ore. “Dopo che il 2016 è stato l’anno delle quotazioni in borsa con le due Ipo di Italian Wine Brands e della griffe veneta Masi sbarcate entrambe al mercato Aim – si legge nell’articolo – il 2017 si avvia a passare agli archivi come l’anno di un rinnovato interesse per i grandi territori del vino italiano”.

In Toscana l’area che forse più di tutte continua ad esercitare un grande fascino per gli stranieri resta quella di Montalcino. “Un appeal – scrive Dell’Orefice – forse scritto nel Dna di questo terroir visto che il successo internazionale del Brunello si deve in buona parte all’investimento effettuato alla fine degli anni settanta dalla famiglia italoamericana Mariani (che rilevò Castello Banfi aprendo al Brunello le porte del mercato Usa)”. Tra le tante acquisizioni da parte di investitori stranieri, la più rilevante degli ultimi mesi riguarda quella di Poggio Antico (32,5 ettari di vigneto di cui 28 a Brunello) da parte del fondo belga Atlas Invest, attivo soprattutto nel settore dell’energia e del real estate. Fondato nel 2007 da Marcel van Poecke, Atlas Inves ha rilevato l’azienda dalla famiglia Gloder che la deteneva dal 1984. “Si tratta di investimenti – spiega all’interno dell’articolo il responsabile del sito specializzato winenews.it, Alessandro Regoli – che hanno portato talmente in alto le quotazioni dei vigneti che ormai le aziende del territorio sono contese più da fondi di investimento con interessi estesi e differenziati che da cantine i cui progetti imprenditoriali sono legati esclusivamente al vino”. Poggio Antico è dunque la conferma di una regola non scritta che vede ogni anno almeno un grande investimento a Montalcino. Da Louis Camilleri di Philip Morris col Giardinello (2011) alla società panamense Soleya International Corporation con Tenuta Oliveto (2012), dall’imprenditore brasiliano Andre Santos Esteves con Argiano (2013) al collega americano Gary Rieschel con La Cerbaiona (2015), fino all’ingresso nella Tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, dove è nato il Brunello e oggi guidata da Jacopo Biondi Santi, del gruppo del lusso francese Epi Group di Christopher Descours.