4,3 miliardi: questo il valore del vino coperativo

Il vino cooperativo vale 4,3 miliardi di euro l’anno, con 1,8 miliardi di esportazioni e si presenta al Vinitaly con 187 imprese che rappresentano praticamente tutte le principali Dop italiane. Un’indagine interna realizzata da Alleanza delle Cooperative Italiane in occasione della rassegna scaligera ha infatti fotografato per la prima volta l’influenza del vino della cooperazione nelle diverse Dop e Igp italiane. La ricerca prende spunto da una rilevazione Ismea che attribuisce al vino cooperativo il 52% del vinificato complessivo nazionale delle Dop e il 65% delle Igp, quote superiori rispetto al peso coop sui ‘vini comuni’ (50%).
Si parte dal Prosecco Doc, dove il 50% della vinificazione proviene dalla cooperazione, come pure la griffatissima Valpolicella dove 3 bottiglie stappate su 5 hanno origine sociale. Una roccaforte, quella del Veneto, che si manifesta anche con l’80% del Soave Doc o del 53% del bianco concorrente, il Custoza. In Trentino la presenza tra i vini di qualità è, se possibile, ancora più marcata, con quote oltre il 90% del prodotto per le Doc di Teroldego Rotaliano, Trentino, Valdadige e Casteller e un 24% per lo spumante Trentodoc.
Ma anche nelle due regioni simbolo del made in Italy enologico – Toscana e Piemonte – è significativa la presenza della cooperazione, che registra il 10% della produzione del Brunello di Montalcino, il 15% del Barolo, il 20% del Chianti Classico Docg, il 50% del Nobile di Montepulciano, il 42% del Dolcetto di Dogliani e il 22% del Barbaresco. E se in Emilia Romagna vino è sinonimo di cooperativa – con circa il 90% del Lambrusco vinificato e il 75% del Sangiovese di Romagna – anche nel Lazio si raggiungono quote plebiscitarie, con il 100% per la Doc Vignanello 98% la Igt Colli Cimini. Notevole anche il peso in Puglia – dove secondo l’indagine di Alleanza delle Cooperative – si contano 6 Doc con valori pari all’80% dell’intera produzione, mentre il Primitivo di Manduria raggiunge quota 40%.