Quando la realtà diventa più bella dei sogni: la storia di Albatreti, passione pura per il Brunello di Montalcino

Come ti trasformo la terra in un capolavoro. Albatreti è una delle realtà più interessanti del panorama produttivo di Montalcino e la sua storia è davvero unica, la conferma di come nella vita non bisogna mai smettere di sognare. Già perché quando c’è amore per il lavoro e passione, anche i risultati più difficili possono essere centrati. L’azienda agricola Albatreti è nata con l’acquisto, sul finire degli anni ’90, del podere da parte di Gaetano Salvioni e dei suoi cognati. Fu proprio Salvioni, con una mossa “visionaria”, a far partire la “rivoluzione”: “c’era un compromesso già fatto ma io strappai tutto. All’inizio per i miei cognati il podere serviva soltanto per ritrovarsi tutti insieme per il pranzo della domenica”. Le ambizioni di Gaetano erano diverse e chissà, senza quel gesto, forse la storia sarebbe stata diversa. Terreni in pendenza e difficili da coltivare,ma dal grande potenziale: Salvioni, montalcinese doc, “nato in Piazza del Popolo sotto i loggiati dove ancora vivo”, come ci tiene lui stesso a sottolineare, non si è perso d’animo da grande amante delle sfide qual è. Nonostante il vino lo conoscesse, grazie anche a tanti parenti protagonisti nel panorama produttivo del Brunello, Salvioni veniva da un’altra scuola, la sua formazione matura nelle aule del Liceo Artistico e dell’Accademia delle Belle Arti. Ma attenzione perché un “fil rouge” tra questi due mondi esiste, anche il sangiovese, infatti, va trattato come un’opera d’arte e Salvioni con pazienza, tenacia, ascolto e quella voglia inesauribile di migliorarsi, ci è riuscito così bene tanto da far crescere l’azienda ad una velocità entusiasmante.

“Una volta chiesi a Federico Donnini che ancora oggi è il mio enologo: ho fatto questo vino, come ti sembra? Lui annuì. Decisi di andare avanti”. Parte una nuova avventura, nel 2008 il primo Rosso di Montalcino, il 2009 è l’anno di esordio del Brunello di Albatreti. Salvioni è un motore di ricordi e di aneddoti. “Nel 2014 partecipai per la prima volta a Benvenuto Brunello, non c’ero mai stato in vita mai. Avevo portato tutti gli scatoloni da solo, al mio stand eravamo soltanto io ed una bella ragazza che avevo preso per aiutarmi nella degustazione ma anche con la speranza di essere notato (ride ndr). Non venne nessuno fino alle 11 mentre accanto a me erano tutti pieni. Ad un certo punto, uno di quei signori che lavorano per le enoteche, mi chiede di assaggiare il vino, ed io emozionato glielo verso. Mi disse, “ehi, però, complimenti!” e se ne andò. Poco dopo avevo una fila che durò per tutto il giorno, tornai a casa che piangevo dalla gioia!”.

Il sogno inizia a diventare una meravigliosa realtà, gli attestati di stima non tardano ad arrivare così come le recensioni con punteggi altissimi. E poi la visibilità internazionale, il Brunello Albatreti che diventa ambito dai ristoranti più prestigiosi. No, davvero niente male per una azienda i cui vigneti sono “rifugiati” nella parte sud ovest della cantina di Montalcino ad una altitudine che va da 400 a 500 metri. Il nome Albatreti deriva dall’ononimo podere, così come indicato anche nelle cartine più antiche. Gli ettari in tutto sono 30, 5 quelli vitati ma c’è anche una piccola parte ad oliveto, seminativo e bosco. La produzione generalmente si attesta sotto le 10.000 bottiglie. “Dal 1995 non ho fatto un giorno di festa ma d’altronde faccio tutto da me, non riesco a spiegare agli altri quello che vorrei. Il futuro? Ho una certa età, sinceramente non lo so…”. Ma in cuor suo Gaetano Salvioni sa che una squadra che vince non cambia mai i propri interpreti.