Da babbo Silvio, primo forestiero a credere nel Brunello, alla figlia Emilia, che guida l’azienda tra etica e innovazione: Tenute Silvio Nardi compie 70 anni

Un brindisi alla ripresa dell’enoturismo e ad un pezzo di storia di Montalcino e del Brunello: due giorni fa Tenute Silvio Nardi ha festeggiato il 70° anniversario riaprendo le cantine agli enoappassionati, con una degustazione dei vini della tenuta, tra cui il Brunello di Montalcino 2016 e il Rosso di Montalcino 2018. Un’occasione per riavvolgere il nastro e ricordare quando, nel 1951, Silvio Nardi, proprietario di un’azienda di macchinari agricoli in Umbria, piantò i primi ettari di vigneto a Casale del Bosco, tenuta seicentesca di origini etrusche acquisita l’anno prima. Divenne così il primo forestiero ad investire nel settore vino a Montalcino, che si stava lentamente riprendendo dalla distruzione della guerra e stava per conoscere un enorme spopolamento. All’epoca erano pochissimi i produttori di vino in questo territorio, e non erano molti nemmeno nel 1995, quando alla morte di Silvio l’azienda passò in mano alla figlia, Emilia Nardi. “Eravamo 60 produttori – racconta l’imprenditrice – ho vissuto la grande crescita di Montalcino, i primi viaggi all’estero del Consorzio. Abbiamo fatto conoscere al mondo il Brunello. Puntavamo in alto e abbiamo avuto ragione, oggi la nuova generazione dovrà faro lo stesso e voler bene a questo territorio, che è splendido per la viticultura”.

Emilia Nardi ha costruito un progetto agronomico innovativo e di ampio respiro scientifico: dalla zonazione dei vigneti allo studio delle maturità fenoliche in vigna, fino alle selezioni clonali che hanno portato all’identificazione di cinque cloni di Sangiovese grosso. Una crescita che l’ha portata nel 2004 a ricevere il riconoscimento “Dea Terra” dal Ministero delle Politiche Agricole e nel 2018 ad essere invitata nella sede dell’Onu di New York per raccontare la conduzione etica di Tenute Silvio Nardi. Dall’alto della sua esperienza, quali consigli dà per un futuro ancora più radioso? “Intanto la svolta green, che non vuol dire necessariamente biologico o biodinamico, è molto importante. Montalcino eco-friendly è un obiettivo nel medio termine. E oltre al rispetto della natura conta anche il rispetto delle persone. Il successo di questo territorio è determinato da grandi proprietari così come tanti piccoli proprietari. Ognuno ha fatto la sua parte”. Montalcino come luogo etico, quindi, e l’esempio arriva proprio da Tenute Silvio Nardi, che ha abbracciato il progetto “Icare” dell’Asl Toscana sud est, che prevede l’integrazione dei migranti in agricoltura. “È un’iniziativa che rispecchia il dna della nostra famiglia, il lavoro è fondamentale per ognuno di noi e mi è sembrato importante un’opportunità di formazione e inserimento a queste persone”, spiega Emilia Nardi. Che dà altre due indicazioni: l’importanza dell’enoturismo e l’idea di mettere insieme i cloni scoperti dalle varie aziende di Montalcino, per capire come si è sviluppato nel tempo il Sangiovese.