Lavoro e campagna: per Coldiretti 1 italiano su 3 sogna il figlio agricoltore

Il prestigio sociale che si sono conquistati con impegno gli agricoltori italiani è dimostrato dal fatto che oggi quasi un genitore su tre (29 per cento) consiglierebbe ai propri figli di fare l’agricoltore e che ben il 55 per cento sarebbe contento se il figlio o la figlia sposasse un agricoltore. È quanto emerge da una analisi elaborata su Ipr Marketing dai giovani della Coldiretti che hanno deciso di essere partner di Terra Madre Giovani per far conoscere il nuovo modello di sviluppo promosso nelle campagne in Italia, che è probabilmente il paese Europeo con il maggior numero di giovani alla guida di imprese agricole con quasi 48mila titolari giovani under 35.
Siamo di fronte ad una sostanziale riscoperta delle opportunità offerte dal mondo rurale interpretato in chiave innovativa, grazie soprattutto alla spinta venuta dalla Legge di Orientamento (la legge 228/2001), che ha aperto la strada all’agricoltura multifunzionale. Secondo una analisi della Coldiretti/Ixè, tra le new entry giovanili nelle campagne, ben la metà è laureata, il 57 per cento ha fatto dell’innovazione una delle caratteristiche principali della propria azienda, ma soprattutto il 74 per cento è orgoglioso del lavoro fatto e il 78 per cento è più contento di prima. La scelta di diventare imprenditore agricolo è peraltro apprezzata per il 57 per cento anche dalle persone vicine, genitori, parenti, compagni o amici. Un fenomeno che è alla base del profondo processo di rinnovamento in atto nelle campagne, confermato dal fatto che quasi un’impresa agricola italiana su 3 è nata negli ultimi 10 anni. E, in territori come quello di Montalcino, dove la vite ed il Brunello la fanno da padroni ma dove anche le molte altre colture che hanno caratterizzato la Toscana nei secoli sono attive tutt’oggi, questo fenomeno assume dimensioni ben maggiori che in altre zone d’Italia. Se un numero sempre più elevato di giovani decide di dare continuità all’azienda familiare la vera novità sono le new entry da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di scommettere sull’agricoltura con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione.
Oggi il 70 per cento delle imprese under 35 opera in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo ma anche le attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.