Jacopo Biondi Santi e la Fis per una verticale indimenticabile

Un Resort da favola come quello di Borgo Egnazia a Savelletri in Puglia ed un vino, il Brunello Tenuta Greppo Biondi Santi, che rappresenta la storia e la cultura non solo di Montalcino e del suo territorio ma dell’Italia enoica intera per una verticale indimenticabile.
Jacopo Biondi Santi si racconta e racconta i suoi vini insieme a Paolo Lauciani – docente della Fondazione Italiana Sommelier. Dopo una carrellata di vini che arrivano dal lavoro che Jacopo Biondi Santi fa in terra di Morellino alla Tenuta Castello di Montepò, vini eleganti, ma con uno stile moderno, si passa a degustare i Brunello di Montalcino della Tenuta Greppo Biondi Santi.
Si parte con un Brunello di Montalcino 2008, un’annata considerata eccellente, anche se giovane già segnata da profumi intensi e suadenti, con impronta cromatica trasparente ma consistente. L’ampiezza olfattiva è già evidente, ma anche se giovane le dolci note di tabacco, sottobosco, e liquirizia sono avvolte e sospinte verso l’alto da sbuffi di salmastro molto delicato; al palato mostra subito i tannini, figli del BBS11, già setosi, compatti, uniformi e di alto rango, inevitabile struttura acida importante e sapidità elevata, per un finale che ha ancora bisogno di distendersi. Si arriva poi al Brunello 2007 che si mostra sottotono in confronto al precedente, ma comunque sfodera dei profumi che spaziano dal sottobosco a tostatura di caffè, per passare alla rosa appassita e a un minerale che gli dà slancio olfattivo; fresco con note agrumate e di liquirizia è al palato, tannini e struttura acida restano invariati, ma perde nel finale. Poi è la volta del Brunello 2006 Riserva che si mostra subito elegante e sobrio, con profumi ancora serrati, ma che già lasciano trasparire un naso poliedrico e ricco di sfaccettature, a partire da un frutto integro e vellutato; ottimo il corredo tannico sostenuto da ampia acidità e succulenza, ravvivata da note mentolate e pepate, con finale fresco e leggiadro nell’insieme, un vino che leggeremo meglio fra qualche anno.
Ampio nei profumi che spaziano dal resinoso al tabacco dolce il Brunello 2007 Riserva, sicuramente con una marcia in più rispetto al base e al precedente 2006, i balsami si fondono mirabilmente con nuance di eucalipto e sottobosco, che lo rendono persistente e irresistibile nei profumi. E ora è il momento di sentire il 1988 Riserva e il 1983, già nei colori vivaci e integri si annunciano due bicchieri di grande spessore. L’approccio al bicchiere è sommesso, misto di curiosità e religiosità con il timore di essere incapace a comprendere vini di quasi trent’anni.
Le aspettative non sono disattese, ma è la conferma che i Brunello sono ingiudicabili prima di vent’anni e, tutto quello che abbiamo scritto in precedenza verrà cancellato nelle degustazioni dei prossimi anni, tutte le certezze precedenti crollano e si resta increduli davanti alla capacità dinamica ed evolutiva dei Biondi Santi.
Sorprende la freschezza olfattiva del Brunello 1988 Riserva, la florealità è vivace e non appassita, il frutto è integro e non evoluto. Le note di pietra focaia e salmastre sono seguite da cuoio e mineralità persistente; al palato è pura eleganza con corredo tannico perfetto, eleganti e incisivi, notevole e la spalla acida e la succulenza per un finale raffinato. Il Brunello 1983 Riserva, dà la stoccata finale con i suoi sentori pietra focaia e pasta di olive, erbe officinali e liquirizia per arrivare a dei profumi che passano dal cuoio al frutto senza mai esaurirsi; ma è al palato che sfoggia dei tannini spettacolari, ancora troppo vivi e uniformi, le note agrumate rinfrescano un sorso intriso di succulenza e piacevolezza unica, sembra un vino ancora troppo giovane, sottolineata da sensazioni saline che continuano a solleticare il palato. Insomma, un vino con un finale che spiazza tutti e lascia a bocca aperta.

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