Il Brunello tradizionale, senza seguire mode e tendenze: la storia de Il Marroneto

La storia de Il Marroneto, una delle griffe più celebri e prestigiose di Brunello, comincia in due piccole stanze di un antico essiccatoio per marroni che nel Medioevo le monache utilizzavano per farci la farina ed offrire il pane la domenica ai pellegrini che percorrevano la Via Francigena. “È qui che ha origine il nome dell’azienda”, spiega Alessandro Mori, l’uomo che ha trasformato Il Marroneto in un vino icona del Brunello, premiato e idolatrato dalle guide e dai critici enoici più prestigiosi al mondo. Fu suo padre, Giuseppe, di professione avvocato, ad acquistare nel 1974 il terreno sul pendio nord della collina di Montalcino, nelle immediate vicinanze della cinta muraria della città, per poi piantare un anno dopo il primo fazzoletto di vigna. “Tutto nacque per gioco – racconta Alessandro Mori – un gioco di due ragazzini, mio fratello Andrea ed io, nelle due piccole stanze del Marroneto, allora le uniche disponibili. Nella mia testa ho dei ricordi vividi delle bellissime ore passate insieme in famiglia. Il nostro mentore è stato Mario Cortevesio. Ci ha spiegato il rispetto per l’uva, per la terra e per la tradizione, insegnamenti che mi sono portato dietro nella vita”. Alessandro, seguendo come il fratello le orme del padre, conclude gli studi in Giurisprudenza e inizia un’esperienza da legale in una banca a Roma. Fino al 1994, “quando mi resi conto che stavo buttando via una vita. Mi mancavano i ricordi da bambino, e all’improvviso, da dirigente di banca, mi ritrovai ad essere un contadino”.

Mori, in un mondo in continuo cambiamento, decide di non seguire i flussi delle mode e dell’estetica. “Sono sempre rimasto attaccato al mio modo di essere, ai miei principi acquisiti da ragazzo, alle buone pratiche, alla tradizione, al concetto del Brunello puro”. E di riconoscimenti ne sono arrivati diversi: dai 100/1000 di Robert Parker col Brunello Madonna delle Grazie 2010 ai 100/1000 di Wine Enthusiast col Brunello Madonna delle Grazie 2015, miglior vino rosso per la Guida Oro I Vini di Veronelli, fino alla copertina di Decanter.

Gli ettari vitati de Il Marroneto sono 7,2, tutti a Sangiovese: 6,5 a Brunello, la restante parte a Rosso di Montalcino. Dalle 1.850 bottiglie della prima annata, la 1980, siamo passati alle 35.000 attuali tra Rosso di Montalcino, Brunello annata e un Brunello selezione, il Madonna delle Grazie, che prende il nome dalla piccola chiesa all’interno dell’azienda, “uno dei bellissimi ricordi che ho dell’infanzia”, dice Mori. “Quando fu esposta al museo di Montalcino la statua della Madonna delle Grazie rimasi sorpreso. Due anni prima avevo creato l’etichetta per il mio Rosso di Montalcino (chiamato “Ignaccio” dal modo di dire dei bambini per essere presi in braccio): due mani di donna che escono dalla terra, a simbolizzare Madre Natura. Ecco, la statua del museo è senza braccia, come se gliel’avessi date io con l’etichetta, senza saperlo. La vita è costellata di casi e situazioni voluti dal fato, e io credo molto nella casualità delle cose, che spesso e volentieri ti segnano la strada”.

Il Marroneto esporta il 90% in 23 Paesi diversi: dagli Usa alla Germania, dal Messico al Brasile, dal Giappone alla Russia, da Taiwan a Singapore. “Non ho un mercato più forte dell’altro, è una mia scelta. La richiesta è altissima, il vino è sempre molto ricercato. Il Brunello 2016, per dire, è già tutto prenotato. Per questo non ho avuto problemi quest’anno, anzi, durante il lockdown ho visto un aumento di richieste del 60-70% nonostante avessi alzato i prezzi”. “I grandi vini – conclude Mori – si fanno con determinazione, coerenza, personalità, passione, cocciutaggine e anche un po’ di fortuna. Ai miei colleghi dico: trovate un vostro stile personale e portatele avanti con fermezza, senza cambiare a seconda dei dettami del mercato. Fate sì che il mercato venga da voi, come fanno i francesi, e non il contrario. Io non ho mai fatto il vino per il pubblico. Anche nei momenti in cui erano altri i vini che andavano per la maggiore, ho avuto il coraggio di proseguire per la mia strada”.