Parker: “la ricchezza dell’Italia è la grande varietà di vitigni autoctoni”

“Italia e Francia sono le due grandi patrie storiche e classiche del vino nel mondo e i prodotti di questi due Paesi sono e saranno il punto di riferimento per tutti coloro che vogliono fare vino, specialmente nel “nuovo mondo” produttivo, come California, Sudafrica e Sudamerica. Questo non cambierà mai”. Così spiega Robert Parker, il più famoso ed influente critico enoico al mondo, guru americano della critica enologica mondiale e creatore di una delle sue pubblicazioni più autorevoli, “The Wine Advocate”, in una intervista a Winenews, uno dei siti di riferimento per gli amanti del buon bere, rilasciata durante il suo soggiorno a Montalcino per una Masterclass insieme alla sua corrispondente in Italia Monica Larner. “Ma l’Italia – aggiunge Parker – è il paese con più vitigni indigeni nell’Europa Occidentale, e questo è un punto di forza, che deve essere rispettato e preservato. Il lavoro che è stato fatto in Italia con i vitigni autoctoni, specialmente nel Meridione, ci offre la più grande diversità e varietà di vino al mondo. E penso che uno dei più grandi piaceri, una delle più grandi gioie che il vino possa dare sia proprio la scoperta della diversità, per questo dobbiamo proteggerla. Nei miei 37 anni di professione, una delle cose più belle che ho visto è stata la proliferazione di varietà di vitigni autoctoni, specialmente in Italia, che in questo senso è il Paese leader”. Un apprezzamento per il modo di fare vino e per i vignaioli italiani, quello di Parker che elogia la ricchezza di varietà e il grande valore che i vitigni autoctoni hanno nel Belpaese e ciò che rappresentano: la ricerca storico-culturale delle varietà che contraddistinguevano i vari terroir in passato e che è importante riscoprire e ritrovare. E sembra proprio, anche se non si parla di Montalcino e del suo Sangiovese, qualche velato riferimento sia proprio a questo territorio ed al suo nettare. È poi il momento di un monito per l’Italia del vino. Robert Parker spiega infatti che agli italiani manca un po’ di coscienza di sé e delle proprie potenzialità: “gli italiani stessi – dice – dovrebbero essere più coscienti della grande qualità dei propri prodotti, di quanto sono belli i loro paesi, di quanto siano speciali i terroir dai quali provengono i grandi vini italiani. Gli italiani dovrebbero insomma crearsi un “Ego”, dovrebbero mostrare al mondo, senza arroganza, ma con convinzione, che in Italia si producono prodotti di eccellenza”. E qui Parker sembra tornare a parlare del Brunello dicendo: “penso che ci sia stato un enorme salto di qualità nei vini di fascia alta, e credo che in futuro questa crescita qualitativa sarà ancora più evidente. Gli amanti del vino sono in grado di capire quanto siano buoni i vini che provengono dalla Toscana, dal Piemonte e dal Veneto, ma alla stessa maniera penso che siano in grado di percepire la qualità crescente dei vini prodotti in luoghi come la Sicilia, per esempio. L’Italia ti dà quello che nessun altro paese al mondo ti può dare. Il Nebbiolo in Piemonte, il Sangiovese in Toscana, i vitigni autoctoni nel Sud Italia, il Nero d’Avola, il Piedirosso, l’Aglianico. Nessun altro paese al mondo può darti tutto questo. Non può la Francia, non possono gli Stati Uniti e così via. Non possono produrre vini di qualità paragonabile con quei vitigni, ed una delle cose che l’Italia mi ha trasmesso è stata quella di imparare ad apprezzare questi vini, grandi vini. Ma la tendenza di mercato è quella di produrre vini che gratifichino il consumatore senza bisogno di un lungo invecchiamento. Sicuramente la mia generazione e quella dei miei genitori, 50 anni fa, apprezzavano vini capaci di invecchiare molto, ma oggi non tutti possono permettersi di comprare una bottiglia oggi e di berla tra 10 ,15 o 20 anni, anche se sappiamo quale sia il potenziale di invecchiamento di un Brunello di Montalcino, di un Barolo o di un Barbaresco, per esempio che possono evolvere per 30 anni e più”.
Si capisce così quanto Parker sia fermamente convinto che la cultura e la storia di un territorio si intreccino imprescindibilmente con quelle di un vitigno: “la storia di un vino è sempre importante – spiega – come la cultura che ci ruota attorno. Ma tenete bene a mente che il sistema di attribuzione dei punti ad un vino è simile ad una giuria olimpica. Si prende un gruppo di vini dello stesso genere, tutti Brunello, o tutti Barolo, o tutti Chianti Classico, e devi decidere, tra questi vini, quale è il più interessante, quello con il miglior sapore, quale ha più carattere, personalità”.
Molti spunti di riflessione e molti concetti su cui riflettere e su cui un territorio come Montalcino ha l’obbligo di porre attenzione e meditare.
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